Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 13:56.
Nel mirino per la fuga di notizie alimentata da Wikileaks è finito un ex analista dell'intelligence degli Stati Uniti, Bradley Manning: ha 23 anni e al momento è detenuto nella base di Quantico. Rischia 52 anni anni di carcere. Potrebbe essere la «gola profonda» dietro la pubblicazione su internet di almeno 250mila documenti riservati sulle comunicazioni tra gli Stati Uniti con 270 ambasciate e consolati nel mondo. Preceduti, nei mesi scorsi, dalla diffusione online di 90mila file secretati relativi alla guerra in Iraq, 400mila sul conflitto in Afghanistan e un video che mostra l'attacco di un elicottero Usa a Bagdad dove hanno perso la vita due giornalisti e un civile. Aprendo una massiccia falla nella sicurezza informatica.
Secondo le prime ricostruzioni, Manning ha avuto accesso ai documenti durante la sua permanenza nella base Hammer, a est di Bagdad: si è connesso agli archivi di Siprnet, una delle internet riservate gestite dalla Dipartimento della Difesa, che di recente ha incluso nel suo network anche le ambasciate e i consolati, sulla spinta di un impulso per ampliare la condivisione delle informazioni all'interno delle istituzioni negli Usa, un nodo cruciale dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001. Manning, entrato nell'esercito nel 2007, ha avuto accesso per più di 14 ore al giorno all'internet protetta: ha scaricato ogni volta i dati su un compact disc. Ma ha fatto un passo falso. Si è vantato della sua abilità con un hacker, Adrian Lamo, durante una conversazione in chat: sosteneva di aver fatto trapelare il video dell'elicottero in Iraq e di essere a conoscenza della sottrazione di 260 mila documenti riservati. In seguito, è stato arrestato dopo la denuncia in pubblico di Lamo. E adesso è in attesa di processo. Da poco il Pentagono ha innalzato le misure di protezione: ha vietato, per esempio, di scaricare informazioni su unità informatiche rimovibili da computer collegati con reti protette.