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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2010 alle ore 16:32.
Sul campo di battaglia contro Lugaid è rimasto solo il cavallo grigio Liath Macha accanto al suo padrone, l'eroe Cu Chulainn. È ferito, ma è pur sempre un simbolo di forza e regalità, e quindi continua a difenderlo, uccide cinquanta nemici con i denti e trenta con ognuno dei suoi zoccoli. Gli irlandesi, però, forse ai loro miti non credono più. La crisi gli è passata sopra e quegli animali che erano amati (l'Irlanda è il paese con più cavalli pro capite in Europa), comprati e vezzeggiati come nuovi status symbol dai nuovi ricchi della "tigre celtica" si sono trasformati in un esercito di giocattoli rotti che vagano affamati e feriti nelle brughiere.
Con l'idea di avere a casa il Liath Macha personale, oppure semplicemente un pony da far cavalcare ai figli, molti irlandesi negli anni del boom si erano comprati un cavallo purosangue, bene di lusso come una Bentley, visto che a quei tempi uno dei migliori esemplari poteva costare anche 300mila euro. Con la crisi, però, mantenere un cavallo, dalla biada al veterinario, per molti è diventato uno sfizio insostenibile. Ecco allora gli abbandoni, vicino alle strade o in campagna. Proprio come si fa da noi con i cani e i gatti.
A denunciare per prima questo randagismo equino è stata l'Irish Society for the Prevention of Cruelty on Animals: l'anno scorso il numero delle chiamate per denunciare cavalli abbandonati è salito dell'80 % rispetto al 2008. E se due anni fa nei dintorni di Dublino erano stati soccorsi 45 cavalli, nel 2009 il numero è salito a 106. Ma anche recuperare un cavallo costa molto, e le associazioni, fra trasporto, cure veterinarie e cibo, devono sborsare centinaia di euro per ogni animale. Spesso, quindi, si preferisce abbatterli o destinarli al macello. E se nel 2006 a finire in bistecche erano stati 822 animali, nel 2009 la cifra è salita a 3163, come stimato da un report sul welfare del cavallo in Irlanda pubblicato dall'University College di Dublino.
L'industria del cavallo dell'isola verde vale circa 1,1 miliardi di euro (stima dello stesso report) e dà lavoro a circa 22mila persone. Nel 2008 il solo export verso 40 paesi del mondo (con l'Italia seconda solo alla Gran Bretagna) aveva generato un giro d'affari di 200 milioni di euro. Con questi numeri era chiaro che anche la produzione di cavalli sarebbe aumentata, tanto che fra il 2001 e il 2006 - gli anni del boom, appunto - il numero dei cavalli purosangue è cresciuto del 22%. E nel 2007 la domanda aveva addirittura superato l'offerta,