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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 09:53.
Dalle pianure macedoni, invase dai profughi albanesi del Kosovo, la voce cavernosa del generale britannico Mike Jackson indica già nel '99 un obiettivo strategico della guerra. «Siamo qui anche per difendere i corridoi dell'energia che attraversano i Balcani e raggiungono l'Europa», proclamò prima di entrare in una tenda per firmare il cessate il fuoco con i serbi. Ed è proprio in Serbia che si poseranno i primi tubi del South Stream, il gasdotto russo della Gazprom in joint-venture con l'Eni e la Turchia dove insieme ai francesi della Edf stanno per entrare anche i tedeschi: sarà pronto nel 2015.
Il South Stream sta vincendo il derby del gas con il concorrente Nabucco, sostenuto dagli americani e in parte dall'Unione europea. La compagnia Serbijagas, legata a filo doppio con la Gazprom, è pronta ad avviare i cantieri del tratto onshore del South Stream già nel 2012. Questo consente un grosso vantaggio sul Nabucco, che aggira la Russia, puntando direttamente sui giacimenti del Caspio e dell'Asia centrale fino all'Austria, facilitando l'affrancamento da Mosca. Una logica opposta al South Stream che dovrebbe garantire invece le forniture russe bypassando Ucraina e Bielorussia, avviluppate da anni in estenuanti contenziosi con Mosca. La pipeline scorre per 900 chilometri nelle acque turche del Mar Nero fino al porto bulgaro di Varna, per poi diramarsi in tutta Europa.
Il derby del gas è una delle partite più importanti per l'Eurasia, il continente emerso dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine dell'Urss: coinvolge direttamente la Russia, l'Europa e l'influenza degli Stati Uniti in un'area che comprende la Nato, il Medio Oriente e l'Asia centrale.
Per questo è così articolato il rapporto reso noto da WikiLeaks dell'ex ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, sulle relazioni Italia-Russia: sullo sfondo ci sono grandi interessi economici ma anche gli schieramenti nei conflitti dell'ultimo decennio, dai Balcani all'Iraq, fino all'Afghanistan. E forse anche di quelli che verranno, perché nella partita del gas l'Iran, secondo paese al mondo per riserve dopo Mosca, rimane per il momento ai margini dei grandi progetti, frenato dalle sanzioni per il nucleare.
L'evoluzione dei rapporti degli americani con Mosca e con Teheran sarà quindi fondamentale per capire il futuro dell'Eurasia, anche sotto il profilo energetico. Tanto più che Washington vede sfumare la centralità del Nabucco: alcuni dei fornitori come il Turkmenistan sembrano intenzionati a rientrare nell'orbita di Mosca per esportare a Oriente, verso l'India o la Cina.