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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2010 alle ore 17:32.
Si infittisce la vicenda su WikiLeaks, sito web al centro dei riflettori per la pubblicazione di numerosi documenti diplomatici riservati. Mark Stephens, avvocato del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ha smentito quanto riferito dal Times, secondo cui il suo cliente starebbe trattando una resa con Scotland Yard, in relazione al mandato di arresto per reati sessuali emesso dalla Svezia.
«No, non è vero - ha detto Stephens, citato dal sito affaritaliani.it - È arrivato un mandato di arresto dieci giorni fa e l'ho rimandato indietro perché era decisamente compilato male. Ne è arrivato poi un altro ieri (venerdì 3 dicembre, ndr) a me e ora ci vogliono dieci giorni. Se considererò che il mandato di arresto ha un fondamento andremo in tribunale altrimenti denuncerò la Corte. Comunque non sono affatto preoccupato».
Il Times parla di un gioco del «gatto col topo» tra Scotland Yard e Assange (ormai divenuto una celebrità tanto che a Napoli sono in vendita statuette per presepi che riproducono il fondatore di Wikileaks) a quello in atto per mantenere aperto il sito che ha messo in imbarazzo le diplomazie di mezzo mondo. Assange si troverebbe da oltre un mese in Gran Bretagna e, secondo fonti riportate dai media britannici, la polizia sa da allora dove si trova. In ottobre, all'arrivo nel Regno Unito con un visto di sei mesi, il capo di Wilileaks ha del resto fornito un indirizzo del sud est dell'Inghilterra e un numero di cellulare, ha detto il suo avvocato Mark Stephens.
La magistratura svedese, secondo il Times, ha fatto pervenire alla polizia britannica un mandato che elenca nei confronti del 39enne hacker australiano, un'accusa di stupro, due di molestie sessuali e una di coercizione illegale. Stephens, secondo quanto riporta il Daily Express, ha detto che Assange si è più volte offerto di incontrare gli investigatori svedesi presso l'ambasciata svedese a Londra o un commissariato britannico.
Paypal sospende le donazioni a WikiLeaks
Dopo gli attacchi informatici subiti nelle ultime ore, WikiLeaks incassa oggi un altro duro colpo: Paypal, il sistema di pagamento online attraverso il quale è possibile effettuare donazioni al sito di Assange, ha comunicato di aver sospeso la possibiità di finanziare WikiLeaks attraverso la propria piattaforma.