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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2010 alle ore 14:24.
«Quei signori che fino a ieri sono stati con noi hanno dimostrato un'incoerenza incredibile» perchè passare dal dire che Mussolini prima «è un grande statistà poi è il 'male assolutò o »dalla "Bossi-Fini" al "voto agli immigrati" o ancora dal presidenzialismo al "no al premio di maggioranza" è segno di un'incoerenza totale«. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi in collegamento telefonico con una manifestazione del Pdl a Roma. Sempre nello stesso collegamento, Berlusconi, riferendosi a chi vuole una crisi di governo ha affermato: «Per ambizioni personali si mettono con la sinistra».
«Agli italiani - ha detto ancora il premier- bisogna chiedere se vogliono consegnare le redini del governo ad una ammucchiata di reduci della vecchia politica che ormai sono dei signori attempati che hanno sempre formato le seconde file dei partiti e che non hanno mai dimostrato di saper fare qualcosa di importante per il nostro paese o se non ritengano che ciò sia un rischio?». Quanto al leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, avrebbe secondo Belusconi solo il fine di farlo fuori per prendere il suo posto.
La replica del Fli. «Non si può chiamarci traditori del governo Berlusconi solo perchè‚ affermiamo il principio di poter essere uomini liberi», così ha replicato questa mattina a Genova l'ex sottosegretario di Stato del ministero dell' Ambiente, l'on. Roberto Menia.
«Vogliamo vedere il centrodestra ricostruito in Italia su basi di libertà e partecipazione, pluralismo e europeismo - ha ribadito Menia - non può non esistere il diritto di critica, il partito di Berlusconi che ha fatto della libertà il suo simbolo, non l'ha praticata». Menia ha infine commentato il possibile esito del voto di fiducia al governo in parlamento il 14 dicembre: «non ho la palla di vetro, è difficile dire soprattutto cosa accadrà dopo, il 14 le firme sulla mozione di sfiducia ci sono, e parlano da sole, quindi se andiamo alla conta è facile dire che finisce come le firme fanno presagire».
Casini, il giorno del giudizio è il 15. A Sky Tg 24 il leader dell'Udc ha intanto precisato che il "giorno del giudizio" non è 14 dicembre, come pensano molti, ma il 15 , «qualsiasi esito ci sia». Casini ha spiegato che se Berlusconi avrà due o tre voti in più o in meno «i problemi del Paese non cambiano e saranno ancora tutti lì» con un Governo che sarà «costantemente incapace di avere una maggioranza in Parlamento». Sottolineando come «con la defezione di Fli il Governo non sia più autosufficiente» Casini motiva la sua proposta di un esecutivo di armistizio paventando i rischi di una speculazione internazionale che potrebbe colpire l'Italia dal 15 in poi. Il 15, allora, toccherà a Napolitano decidere cosa fare. In caso di dimissioni di Berlusconi, il capo dello Stato «vedrà se il premier è in grado di comporre un Governo con una maggioranza più ampia» se invece venisse sfiduciato «allora Napolitano non potrà che verificare se un altro del Pdl può avere la speranza di costituire un esecutivo e, in caso di rifiuto del Pdl, può incaricare una personalità diversa». Tremonti, Alfano o Letta? «Quei nomi - spiega Casini - non li ho fatti io. Io (a Repubblica, ndr.) ho semplicemente detto che mi vanno tutti bene».