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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2010 alle ore 13:46.
Nessun passo avanti verso una possibile soluzione della crisi nella maggioranza. Gianfranco Fini, che ha riunito stamane l'ufficio politico di Futuro e libertà, resta fermo sulla sua linea: le dimissioni di Silvio Berlusconi restano un passaggio obbligato per tentare una ricucitura. E a ribadire il diktat al termine del vertice ci pensa il generalissimo Italo Bocchino. «Se Berlusconi non apre una nuova stagione politica, passando attraverso le dimissioni non si può che andare alla sfiducia». Nel corso della riunione Fini avrebbe ribadito, secondo quanto risulta al Sole24ore.com, «l'inaffidabilità» del premier e la volontà di andare avanti verso la sfiducia. E intanto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, denuncia la compravendita di voti. «È solo uno scandalo o anche un reato di corruzione? Non lo so però chiedo agli esperti di chiarirlo».
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Anche Berlusconi però tira dritto e riunisce i suoi a palazzo Grazioli per ribadire la linea dell'intransigenza.Ma prima, intervenendo in diretta a una convention del Pdl, torna a definire la crisi «irresponsabile» e si dice certo che la maggioranza avrà i voti in Parlamento. «Abbiamo bisogno di dare continuità all'azione di governo per non cadere nella morsa della speculazione internazionale, come è accaduto alla Grecia e all'Irlanda - continua il premier -. Noi abbiamo portato la moralità in politica, speriamo che i tradimenti che vanno avanti ancora adesso non siano tali da non consentirci una maggioranza in Parlamento». Quindi il premier indica tra i punti cardini dell'esecutivo il federalismo fiscale, la sicurezza dei cittadini e il contrasto all'immigrazione.
In serata, poi, con un videomessaggio sul sito di Generazione Italia, è lo stesso Bocchino a chiarire i dettagli dell'incontro con Berlusconi (guarda il video integrale). «L'incontro c'è stato, martedì corso nell'ufficio di Berlusconi», ha detto Bocchino spiegando che a facilitarlo era stato Gianni Letta. L'obiettivo era «spiegare la proposta che lo stesso presidente della Camera aveva presentato a Perugia», ha spiegato, «noi vogliamo favorire una nuova fase». L'incontro, ha proseguito, «doveva essere riservato, che non significa segreto. Ma dobbiamo prendere atto con rammarico che è stato spiattellato dopo poche ore» ed «è prevalsa ancora una volta l'inaffibilità» così come sta prevalendo «l'attaccamento alla poltrona». Dunque, «il premier preferisce lo scontro muscolare in Parlamento pur di non rassegnare le dimissioni»,