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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2010 alle ore 16:19.
Il federalismo fiscale non va cestinato con la fine di questo governo, ma deve essere portato avanti anche dal prossimo esecutivo, qualche sia la sua natura: di responsabilità, istituzionale o di transizione. A chiederlo oggi è il Pd per bocca del suo segretario Pierluigi Bersani e del capogruppo alla Camera, Dario Franceschini, che hanno convocato una conferenza stampa per illustrare le proposte del partito sul federalismo. «Noi - spiega Bersani - con le nostre idee, siamo fortemente intenzionati a fare una riforma federale così come una legge elettorale». Franceschini gli fa eco. «Il 14 si chiude la prima parte della legislatura, ma dopo sia il federalismo fiscale che la legge elettorale sono i temi su cui tenere aperti il confronto parlamentare al di là di maggioranza e opposizione».
Il Pd però denuncia i ritardi nell'attuazione delle deleghe.Buona parte del federalismo fiscale è infatti inattuata secondo i democratici e rischia di restare lettera morta viste le prospettive della legislatura. Inoltre quanto è stato fatto finora è ben lontano da una reale attuazione della riforma. Delle 31 deleghe previste dalla legge, osservano i democratici, solo nove sono state attuate, sei lo sono state in maniera parziale e 16 non sono state implementate per niente. In sostanza, quindi, solo un terzo delle deleghe sarebbe stato tradotto in decreti legislativi. E, poiché le deleghe scadono il 31 maggio 2011, ha sottolineato il capogruppo Pd in commissione per il federalismo fiscale, Walter Vitali, «la situazione è allarmante».
Per accelerare l'attuazione del federalismo i democratici mettono quindi sul tavolo il loro pacchetto di proposte. A partire dalla cancellazione dell'addizionale comunale all'Irpef, della Tarsu (la tassa per lo smaltimento dei rifiuti urbani) e della Tia (tariffa igiene ambientale), che andrebbero sostitute da una "service tax", la Ics (Imposta comunale sui servizi). Secondo il Pd la nuova imposta dovrebbe avere come presupposto la residenza, il soggiorno o il domicilio del contribuente nel territorio comunale e configurarsi come un prelievo sul consumo dei servizi non strettamente tariffabili forniti dal Comune (come strade, illuminazione, rifiuti, anagrafe). Per quanto riguarda, poi, la cedolare secca sugli affitti il Pd propone di applicarla solo per i nuovi contratti per favorire il trasferimento a vantaggio degli inquilini di una parte del beneficio fiscale accordato. Inoltre, secondo i democratici, va mantenuta l'Ici sulle seconde case azzerandola sugli immobili affittati a canone concordato; il finanziamento integrale delle funzioni fondamentali va garantito anche attraverso quote di fondo perequativo e compartecipazione all'Irpef e infine vanno regolamentati i contributi di copo previsti dalle legge delega. (Ce. Do.)