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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 06:39.
La fiducia conquista due sì certi, quelli dell'ex dipietrista Antonio Razzi e quello del libdem Maurizio Grassano. Ma è soprattutto l'area degli incerti che diventa sempre più affollata con l'approssimarsi del 14 dicembre: c'è Massimo Calearo che si esprime per l'astensione (ma secondo molti alla fine voterà la fiducia) e che ieri insieme a Cesario e a Scilipoti ha formato la componente "Movimento di responsabilità nazionale", c'è Paolo Guzzanti che si dice pronto a dire sì se Berlusconi aprirà sulla legge elettorale, c'è Pannella che rinvia la decisione sul voto all'ultimo minuto, c'è Gianpiero Catone che dice no alla sfiducia ma non scioglie ulteriormente la riserva e c'è Domenico Scilipoti che per ora è orientato a sfiduciare Berlusconi ma si riserva di riflettere ulteriormente.
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Cresce dunque la zona grigia degli incerti e diventa capace di condizionare l'esito finale del voto. Al momento infatti la fiducia può contare su 310 voti certi e la sfiducia su 313 sì. Il premier dunque userà gli ultimi giorni che ci separano dalla votazione per convincere i dubbiosi a dargli credito. Basterebbe portarne dalla sua parte quattro per sbaragliare il campo avversario affossando la sfiducia. Ma i partitini alleati di Pdl e Lega sono al lavoro su tutti i potenziali transfughi. Circola insistentemente il nome di un deputato udc del nord che vivrebbe una fase di malessere all'interno del partito, nella lista ci sarebbero due colombe finiane mai convinte dello strappo e persino due onorevoli pd di area veltroniana. Difficile dire se e quanti saranno effettivamente convinti ma le trattative si susseguono senza tregua.
Le "conversioni" dell'ultima ora non sono per nulla remote come dimostra il caso del liberaldemocratico Maurizio Grassano (eletto nelle liste della Lega ma in rotta con i dirigenti piemontesi del Carroccio): dopo aver dichiarato la sua fiducia a Berlusconi aveva apposto la sua firma alla mozione di sfiducia terzopolista. Ieri il nuovo dietrofront: «Sono un tipo riflessivo – spiega –, ho bisogno di tempo per prendere decisioni, specie se così importanti. La molla che mi ha fatto decidere per il sì alla fiducia è la prospettiva di varare il federalismo ad aprile: io sono stato eletto con la Lega e per me quella riforma tocca corde profonde, è come se parlassimo di mia mamma...».