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I nuovi transfughi alla corte del Cavaliere arriveranno soltanto dopo la pausa natalizia

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 19:32.

«Tutti smentiranno tutto fino al minuto prima di cambiare casacca». E basterebbe questo per capire che aria tira dalle parti di Montecitorio dopo l'appello lanciato mercoledì da Berlusconi («allargheremo la maggioranza a singoli deputati delusi di Fli e Udc»). Con il risultato che oggi si è registrata una pioggia di smentite dei possibili transfughi: da Fli ai centristi, fino ai cattolici del Pd. Che hanno bollato come paradossale, in testa il loro leader Beppe Fioroni, l'idea di un eventuale addio al partito. Ma i colloqui e gli ammiccamenti vanno avanti.

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Un parlamentare navigato del Pdl la mette giù così. «Non succederà proprio nulla in questi giorni, semmai nuovi passaggi potrebbero arrivare dopo la pausa natalizia». Il perché è presto detto. Chiunque decidesse di passare oggi o domani con il Pdl o di migrare temporaneamente verso il gruppo misto, abbandonando il Fli e l'Udc, verrebbe marchiato come un voltagabbana con la conseguenza di risultare più nocivo che altro. «Durante il Natale - spiega un altro berlusconiano doc - i colloqui e gli incontri sono più facili e comunque all'orizzonte non c'è per ora una scadenza stringente». Insomma, non una mozione di sfiducia contro il governo che imponga un'accelerazione dell'operazione allargamento. Tanto più che anche la mina della mozione anti-Bondi sembrerebbe disinnescata visto che i centristi si mostrano freddi rispetto alla possibilità di votarla. Dunque, gli architetti dediti alle new entry possono pianificare con calma la loro strategia.

Gli obiettivi sensibili restano ovviamente immutati. I primi nel mirino sono i moderati di Fli. Ma più che il pressing, che comunque c'è da parte del Pdl, la fuoriuscita dalla compagine finiana potrebbe essere determinata anche da altri fattori. Primo su tutti l'effetto di riposizionamento legato al nascente Polo della nazione che, per molti moderati di Fli, mal si concilia con il progetto di proporsi come un centro-destra alternativo a Pdl e Lega. «Hanno promesso di parlare con una sola voce - fa notare un parlamentare - ma oggi in aula (dove si esaminava il decreto rifiuti, ndr) finiani e centristi continuavano a muoversi come partiti separati in occasione del voto». Dunque l'amalgama non è semplice e peraltro mal digerito da alcuni. E dal Pdl sono convinti che l'effetto combinato del terzo polo e della linea "falchista" di Fli provocherà nuovi smottamenti nei futuristi. Non subito, ovviamente, ma nuovi passaggi sono nell'aria.

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E ci saranno, ragionano gli strateghi berlusconiani, pure nelle fila del partito di Casini. Anche in questo caso, infatti, l'impatto del terzo polo potrebbe accentuare i mal di pancia di alcuni parlamentari. Che siedono a Montecitorio ma hanno contemporaneamente ruoli di spessore sul territorio. Dove i centristi viaggiano spesso in direzione contraria rispetto all'asse con Fini e Rutelli e sono invece alleati del Pdl. Una contraddizione che rischia di esplodere e che quindi potrebbe spingere altri a migrare verso il Cavaliere. Ma, per assistere a nuovi tarsferimenti, bisognerà aspettare. «Le new entry - spiega uno dei cacciatori di teste - chiederanno precise garanzie e soprattutto dovranno disporre di un percorso che giustifichi il loro passaggio dopo aver votato la sfiducia il governo». Il rischio, diversamente, è di essere additati come dei novelli Razzi o Scilipoti.

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