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Prestigiacomo: lascio il gruppo del Pdl. La Lega: la Camera discuta eventuali dimissioni di Fini

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2010 alle ore 14:07.

Il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, lascia il gruppo del Popolo della libertà alla Camera ma resta al governo. «Non mi riconosco più in questo Pdl, mi iscrivo al gruppo misto, dopodiché andrò a spiegare al presidente Berlusconi i miei motivi». Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, dopo che la maggioranza alla Camera ha votato contro la sua indicazione di rinviare in Commissione la proposta di legge sui disoccupati-imprenditori che contiene norme ambientali.

«Prendo atto del fatto che il capogruppo (Fabrizio Cicchitto, ndr) non ha voluto accogliere una richiesta a mio avviso molto saggia di rinvio in Commissione del provvedimento, lo prendo come un atto contro la mia persona perché dopo che avevo parlato ha dato deliberatamente un'indicazione diversa da quella del governo, della sottoscritta che è il governo, non è parte diversa dal resto del governo».

La scena del voto del ministro
La scena si svolge quando l'aula deve esaminare l'articolo 5 della proposta di legge sul'imprenditorialità e il sostegno al reddito, il quale contiene «disposizioni in materia ambientale». In particolare, l'articolo in via transitoria, esonera le imprese costituite da disoccupati e cassintegrati dagli obblighi previsti in materia di comunicazione e catasto dei rifiuti, di registro di carico e scarico dei rifiuti e di iscrizione all'Albo nazionale dei gestori ambientali. Sulla norma, difesa dalla maggioranza ma anche dal presidente della commissione Lavoro, Silvano Moffa (ex Pdl, poi Fli, ora Misto), il ministro Prestigiacomo aveva chiesto di soprassedere, osservando che quell'articolo si sovrappone alle novità che già sono in cantiere in materia di smaltimento dei rifiuti, aggiungendo che il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, si era impegnato a presentare parere contrario sull'articolo 5. Fli ed Udc hanno appoggiato la richiesta di rinvio in Commissione, avanzata dal Pd, passata per soli tre voti. A quel punto, Prestigiacomo ha preso le sue carte ed ha abbandonato l'Aula.

In serata la nota di Palazzo Chigi: incidente chiarito
«Una sfortunata coincidenza e un difetto di comunicazione hanno generato oggi uno spiacevole incidente parlamentare. Nelle stesse ore, infatti - si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi - Governo e Parlamento discutevano sullo stesso tema: il SISTRI, il sistema per la tracciabilità dei rifiuti. E la doppia discussione è stata alla base dell'incidente tra il Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e il Capogruppo del Pdl alla Camera, Onorevole Fabrizio Cicchitto». «In serata, il Ministro Prestigiacomo e l'Onorevole Cicchitto - a Palazzo Chigi, alla presenza del Sottosegretario Gianni Letta - hanno chiarito ogni equivoco, superando l'incidente, scambiandosi un reciproco attestato di stima e di fiducia. La stessa fiducia che il Sottosegretario ha rinnovato, anche a nome del Presidente del Consiglio, al Ministro Prestigiacomo per la serietà e la responsabilità con cui ha sempre seguito un tema delicato come quello della tracciabilità dei rifiuti. Allo stesso tempo Letta ha rinnovato al Presidente del Gruppo on. Cicchitto la gratitudine del Governo e del Presidente Berlusconi per l'impegno e la sensibilità sempre dimostrate di fronte ai temi ambientali e l'apprezzamento per il sostegno del Gruppo all'attività del Governo, tanto più importante nelle difficili situazioni di questi giorni».

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Le reazioni di governo e opposizione
«Sono assai spiacente per ciò che ha dichiarato il ministro Prestigiacomo, ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato per lungo tempo a questo provvedimento senza che fosse venuta nessuna indicazione diversa da parte del ministro», ha detto il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. «Su questo provvedimento - aggiunge - che va incontro alle esigenze delle piccole imprese, si è registrato un largo schieramento favorevole che è andato al di là della maggioranza avendo avuto il consenso dell'Udc e di Fli».
«Non credo che dietro ci sia Miccichè», ha commentato il presidente del Senato, Renato Schifani. «Non conosco la vicenda - prosegue Schifani - a caldo ho parlato di uno scontro personale. Ma se il ministro Prestigiacomo si rivolge nei confronti del capogruppo Cicchitto in questo modo, evidentemente ci saranno ragioni politiche. Potrebbero essere questioni attinenti alcune inziative legislative del ministro che hanno trovato l'incomprensione del capogruppo. Spero che la vicenda si possa appianare».
Fiducioso si è detto il Guardasigilli Angelino Alfano: «Stefania Prestigiacomo è un bravissimo ministro e fa pienamente parte della nostra storia e sono sicuro che è una questione che si risolverà. Del resto - prosegue - non mi pare che ci sia cattiva fede da parte di nessuno se non la passione per la materia che ciascuno vede come epicentro della propria attività».
«Mi spiace perché stamattina il ministro Prestigiacomo era molto contenta perchè in consiglio dei ministri era riuscita a far correggere il decreto mille-proroghe. Poi non so che cosa è successo nel Pdl, io mi occupo delle questioni della Lega», ribatte il ministro dell'Interno Roberto Maroni.
L'opposizione interpreta la decisione del ministro Prestigiacomo come l'ennesimo segnale di sfaldamento del governo: «E' evidente che anche il centrodestra non crede a quel che dice cioè che il paese è governabile e possono garantire la stabilità», ha commentato il leader del Pd Pier Luigi Bersani. Critico anche il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, per il quale «il voto in Aula sul provvedimento per l'imprenditorialità ha messo in luce da una parte la responsabilità della nostra opposizione e dall'altra la totale confusione del governo, come dimostra il caso Prestigiacomo. La maggioranza si chiarisca le idee, perchè cosi non si può più andare avanti».

Intanto respinta alla Camera la mozione di sfiducia al ministro Calderoli (tcon 293 no, 188 sì e 64 astenuti), la Lega chiede un dibattito in Aula sul ruolo del presidente Gianfranco Fini.
Secondo il capogruppo del Carrocciol Marco Reguzzonil, «le dimissioni stanno nella coscienza di ognuno, ma è necessario che almeno il Parlamento possa esprimersi», perchè «a nostro avviso andando avanti così si lede la dignità delle istituzioni e si crea un precedente pericoloso». La richiesta è che la questione venga valutata già alla capigruppo dell'11 gennaio.

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