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Sacconi: ha vinto il pragmatismo, non l'ideologia. Il Pd boccia gli strappi alle regole di rappresentanza

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2010 alle ore 18:54.

«La firma del contratto collettivo che verrà applicato ai lavoratori assunti dalla nuova società Fiat di Pomigliano consolida l'investimento promesso e già avviato» secondo il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. E «migliora le condizioni retributive oltre alle potenzialità di progressione reddituale e professionale dei lavoratori». Sacconi sottolinea che il Governo «ha fatto la sua parte con la detassazione - al dieci per cento - di tutta la parte del salario che si può ricondurre alle intese per la maggiore produttività del lavoro».

«Tutto ciò - prosegue il ministro del Lavoro - nasce da esigenze pratiche e non da disegni ideologici. Ben venga tuttavia un'utile discontinuità nel sistema di relazioni industriali, soprattutto là dove il vecchio impianto politico-culturale fondato sull'inesorabile conflitto sociale ha prodotto bassi salari e bassa produttività. È ora il tempo di accelerare tutto ciò che, al contrario, può far crescere tanto i redditi da lavoro quanto la competitività delle imprese perchè le relazioni industriali hanno un ruolo primario nell'attrazione di investimenti. Come ha detto Vendola, si tratta di una questione dirimente».

La nota del Partito democratico
Il Pd piemontese e quello torinese, dopo una riunione con il responsabile dell'economia e del lavoro della segreteria nazionale hanno emesso un comunicato congiunto nel quale sostengono che «l'accordo su Mirafiori come quello su Pomigliano vanno valutati su due piani distinti, sebbene connessi: la riorganizzazione delle condizioni del lavoro» da una parte e dall'altra «le regole della rappresentanza, della democrazia e della partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici alle sorti dell'impresa». Sul primo piano, precisano «la ridefinizione, impegnativa ed intensa, avviene a fronte di una prospettiva di sviluppo e di occupazione. Sul piano delle regole della rappresentanza e della democrazia si compiono strappi ingiustificabili, mentre non si fa alcun passo avanti per la partecipazione dei lavoratori nell'impresa, anzi il ritorno alle rappresentanze sindacali aziendali é un chiaro passo indietro». Il testo è firmato da Stefano Fassina, Gianfranco Morgando e Paola Bragantini, rispettivamente membro della segreteria nazionale e segretari del Pd regionale e del Pd provinciale.

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«Vanno definite forme di partecipazione dei lavoratori al capitale e agli utili»
Il Pd auspica quindi che l'intesa tra le parti sociali sia «oggetto di una legislazione di sostegno». E come punto di riferimento indica «l'intesa di Cgil, Cisl, Uil del maggio 2008», «importante acquisizione unitaria da aggiornare, senza alterarne equilibrio di fondo». L'intesa interconfederale, secondo il documento dei democratici «dovrebbe includere una parte aggiuntiva volta a definire forme di partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici al capitale e agli utili dell'impresa, come anche alle sue scelte strategiche, attraverso lo sviluppo dei diritti di informazione e di consultazione e, in prospettiva, con la presenza nella governance dell'impresa». Nello specifico «la risposta alle caratteristiche produttive e all'organizzazione del lavoro dell'industria automobilistica» può essere trovata «in una normativa ad hoc nel contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici (come é per la siderurgia)». Il Pd sottolinea poi che «si dovrebbe al più presto arrivare a una significativa riduzione del numero dei contratti nazionali e alla loro trasformazione in ampi contratti-quadro per grandi settori produttivi all'interno dei quali le specificità organizzative di ogni realtà produttiva potrebbero trovare risposta in più robusti contratti aziendali o in contratti di comparto».

Per l'Idv «i lavoratori sono stati sottoposti a un ricatto»
Antonio Di Pietro precisa che l'Italia dei Valori comprende e rispetta «il voto degli operai della Fiat di Pomigliano che sono stati sottoposti ad un vero e proprio ricatto». Proprio quel voto, sottolinea «ha indotto alcuni sindacati, tranne la Fiom, a siglare oggi un'intesa che noi dell'italia dei valori continuiamo a ritenere sbagliata e ricattatoria». Di Pietro ribadisce che l'Idv «non lascerà soli gli operai della Fiat in italia, a partire da quelli di Termini Imerese a cui e stata annunciata la chiusura della fabbrica».

Ferrero (Prc-Se): «La Cgil dichiari lo sciopero generale»
Secondo il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero con Pomigliano «Sergio Marchionne prosegue nella sua strategia basata su ricatti mafiosi e finalizzata a distruggere la costituzione. Cosa aspetta la Cgil a dichiarare lo sciopero generale per fermare questa strategia golpista e anticostituzionale?»

Secondo Bobo Craxi chi si oppone «non è contro lo sviluppo»
Per Bobo Craxi, del Partito socialista italiano, chi giudica l'intesa «in modo ostile non è contro lo sviluppo, ma teme inevitabili ripercussioni sulla funzione nazionale del sindacato. Per questo», sottolinea «è naturale che nelle sinistre, riformiste e non, gli interrogativi siano d'obbligo». A sinistra, dice Craxi «le crisi più devastanti si sono avute sulle scelte politiche, nelle questioni sindacali e sul lavoro. Ma ai tempi della scala mobile, i benefici di quella scelta ricaddero sull'intera economia nazionale, mentre la nuova tipologia contrattuale introdotta da Marchionne piega le relazioni sindacali alle esigenze della competitività internazionale».

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