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Economia Lavoro

Sacconi: l'accordo di Mirafiori può fare scuola. Sindacati divisi. Ecco il testo

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2010 alle ore 18:36.

L'accordo sullo stabilimento Fiat di Mirafiori «può fare scuola» (LEGGI IL TESTO DELL'INTESA). Ne è convinto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervenuto alla trasmissione radiofonica Baobab. A suo giudizio, può fare scuola per spiegare che «all'interno di cornici di carattere generale, l'azienda è destinata a essere il luogo nel quale, in termini più vicini ai bisogni dei lavoratori e dell'impresa, si stabiliscono accordi che devono consentire alle parti di condividere il futuro, di condividere la crescita dell'azienda e anche la crescita delle retribuzioni». Condividere quindi «le fatiche, ma anche i risultati», ha evidenziato.

Sacconi «fiducioso»: alla fine la Cgil sarà della partita

Critiche invece sono arrivate dall'ex ministro del Pd Cesare Damiano. «Quello che continuo a ritenere inaccettabile e dall'impatto imprevedibile è la clausola che conferisce la possibilità di avere rappresentanti sindacali nei luoghi di lavoro soltanto se si è firmatari dell'accordo. Confindustria e Cgil, Cisl e Uil debbono chiarire, su questo punto, almeno se l'accordo interconfederale del 20 dicembre 1993 sulla rappresentanza e rappresentatività sindacali è ancora in vigore. Far convivere due modelli di rappresentanza non sarebbe possibile e uniformare tutto il sistema delle relazioni al modello della Fiat devastante».

Per Damiano poi va chiarita la parte dell'accordo relativa al rischio di licenziamento in caso di sciopero del lavoratore: «si riferisce esclusivamente ai sabati cosiddetti "liberi", che la Fiat può comandare, o a qualsiasi sciopero? Non è la stessa cosa». Una battuta infine sul ministro Sacconi: «dovrebbe evitare di dividere lavoratori e sindacati, come il suo solito: in questo caso addirittura alludendo al fatto che qualcuno sarebbe favorevole all'investimento e qualcuno contrario. Tutti vogliono l'attuazione del piano Fabbrica Italia, attraverso una crescita della competitività capace però salvaguardare i diritti fondamentali».

Intanto i sindacati si dividono. Dalle colonne di Repubblica, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso ha definito l'ad di Fiat, Sergio Marchionne: «antidemocratico, illiberale e autoritario», così come è «antidemocratico» l'accordo separato per Mirafiori che «cancella la libertà sindacale». Accordo, ha proseguito Camusso, che la Fiom non ha firmato «perchè poco rispettoso della fatica del lavoro», anche se, comunque, «la Cgil non firmerebbe mai un accordo che escludesse un altro sindacato», che rappresenta, come dice anche alla Stampa, «il ritorno agli anni Cinquanta». «Allora - spiega - c'erano i reparti di confino, oggi c'è l'esclusione della rappresentanza sindacale». L'idea però «è la stessa, e cioè quella di costruire un sindacato aziendalista il cui unico scopo è propagare le posizioni dell'impresa», così come fanno «Cisl e Uil» con la Fiat.

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Pronta la replica del numero uno della Uil,Luigi Angeletti: «Noi sindacati aziendalisti? È ridicolo». E ha subito aggiunto: «Chi é che ha firmato i contratti nazionali? Noi. Chi ha firmato accordi con le associazioni confederali di imprese in tutta Italia? Noi. C'é un'altra forma di sindacato? Forse - conclude Angeletti ironicamente - la forma alternativa é di
non fare accordi con nessuno?».

Anche la Fiom incalza la Cgil: il presidente del comitato centrale delle tute blu della Cgil, Giorgio Crmaschi, dice alla leader del sindacato di Corso Italia che l'unica risposta alla «svolta autoritaria» dell'accordo di Fiat su Mirafiori è lo sciopero generale.

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