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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2011 alle ore 10:28.
Nuove inquietanti minacce di morte contro la comunità copta in Egitto sono state diffuse ieri dal sito internet Shumukh al-Islam, lo stesso che all'inizio di dicembre aveva pubblicato una lista di cinquanta possibili obiettivi dei terroristi islamici durante le feste natalizie: luoghi di culto tra i quali compariva anche la chiesa dei Santi di Alessandria, la seconda città dell'Egitto, dove la notte del 31 dicembre un kamikaze si è fatto esplodere tra la folla che usciva dalla messa, uccidendo 21 fedeli e ferendone almeno cento.
Il messaggio si rivolge in modo diretto al capo della Chiesa copta Shenuda III e sarebbe riconducibile ai fondamentalisti islamici dell'organizzazione terrorista "Stato islamico in Iraq", considerata uno dei più potenti alleati di al-Qaeda: «Vi abbiamo già avvertiti e Dio ci è testimone», «colpiremo ancora», «molto presto ci sarà un nuovo attentato», scrivono sul web gli estremisti religiosi della "rete dei mujaheddin". E le loro minacce vengono legate ancora una volta alla richiesta di liberazione delle due donne copte che si sarebbero convertite all'Islam e che sarebbero - secondo gli integralisti - tenute prigioniere in conventi copti. «Liberatele per evitarvi nuove catastrofi. Abbiamo ucciso centinaia di vostri fedeli in Iraq e abbiamo ucciso per loro anche ad Alessandria», si legge sul sito.
Il gruppo terrorista si scaglia contro tutta la comunità occidentale e fa riferimento esplicito a tutti coloro che nell'ultima settimana hanno condannato l'attentato alla chiesa di Alessandria: il presidente americano Barack Obama, le Nazioni Unite, la Francia, Benedetto XVI - in un passaggio sul web si definisce il Papa il «cane del Vaticano» - ma anche le organizzazioni e le personalità musulmane come Hamas, i Fratelli musulmani e gli ulema che hanno fatto sentire la loro voce contro l'azione violenta dell'ultima notte dell'anno.
Proseguono intanto le indagini sulla strage di Alessandria. Il ministro dell'Interno egiziano Habib al-Ahly ha confermato ieri che «si è trattato di un attentato suicida» nel quale «il kamikaze, facendosi esplodere tra la gente, intendeva colpire e uccidere quante più persone possibile». Già le prime ricostruzioni - riportate dal giornale egiziano al-Ahram - avevano chiarito come, poco prima dell'esplosione, un giovane sospetto di corporatura media, di carnagione olivastra e di media statura con una giacca di pelle fosse stato notato su un auto dalla quale stavano scendendo altri due uomini.