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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2011 alle ore 21:09.
«A me spiace che questa sia l'attualità. È interesse di tutti discutere di altre questioni. È un fatto che riempie pagine di giornali. Sono accuse gravi, capisco l'indignazione di Berlusconi. Lui, però, ha una sola cosa da fare: vada dai magistrati, dica la sua opinione, dimostri la sua estraneità e si difenda». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si rivolge così al premier dal salotto televisivo di Fabio Fazio a "Che tempo che fa". «L'Italia non si può fermare su questi aspetti nelle priossime settimane, ci sono altri problemi», avverte Fini. Fazio gli chiede poi se le vicende del premier non siano importanti e determinanti per le sorti del paese, la replica di Fini è molto chiara. «Sono aspetti che riguardano la persona del presidente del consiglio e la credibilità dell'Italia nel mondo».
Fini: Italia credibile grazie ai magistrati (di Celestina Dominelli)
Italiani non capirebbero tre mesi su questa vicenda
Poi il leader di Fli esprime tutta la sua preoccupazione per la difficile congiuntura politica. «Temo davvero che la politica è ferma nei prossimi tre mesi su Berlusconi colpevole o innoncente perché gli italiani non lo capirebbero». Io, chiarisce ancora l'ex leader di An, «non serbo alcun rancore nei suoi confronti». Berlusconi andrà dai pm? «Francamente - risponde Fini - non so se andrà dai magistrati». Fazio ricorda poi che domani gli atti dei pm arriveranno alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera. Fini non si sbilancia e sottolinea che questo «nonn toglie nulla alla necessità di Berlusconi di difendersi davanti ai giudi ci e ai magistrrati di dimostrare le accuse a suo carico». Lui, ribadisce Fini, «ha il diritto di difendersi e la magistratura di indagare. Noi occupiamoci di altre questioni». Lasciare la Camera? «No, perché penso di rispettare il mio ruolo istituzionale e di aver condotto con imparzialità i lavori. Poi c'è una ragione politica: io non sono diventato presidente della Camera perchè ho vinto un concorso ma perché ero d'accordo con Berlusconi che se avesse vinto lui sarebbe diventato presidente del Consiglio e io della Camera».