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Berlusconi: siete matti? non mi dimetto. Stasera vertice Pdl. Casini: faccia un passo indietro

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2011 alle ore 13:54.

Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di lasciare e lo fa capire ai giornalisti che lo intercettano alla Camera dove il premier arriva per una riunione con i parlamentari del Pdl. «Se mi dimetto? Ma dico, ma siete matti?». Insomma, il Cavaliere non cede e bolla l'azione dei pm come «un processo mediatico a fini eversivi, un'inchiesta sul nulla».

Poi, nel corso della riunione, si mostra sicuro davanti ai deputati commentando l'inchiesta milanese. «Sarà un boomerang, mi sto divertendo e poi sono assolutamente sereno: la legge contro la prostituzione l'ho fatta io». Non solo: se si dovesse andare al voto, argomenta il premier, Luca Cordero di Montezemolo non starebbe con la sinistra. Intanto, però, continuano a emergere nuovi dettagli dalle carte processuali e il legale del premier, Piero Longo, rivela nel corso del confronto a Montecitorio che la casa di Berlusconi è sotto controllo dal 2010.

Al termine dell'incontro il premier ha ribadito che non intende gettare la spugna. «L'Italia ha bisogno di continuità e di stabilità. La cosa più grave che potremmo mettere in atto e l'instabilità di governo. Altrimenti, ha aggiunto il premier, «succederebbe che gli interessi sulle emissioni del nostro debito pubblico schizzerebbero da meno del 4% a più del 6%. E sarebbero interessi che dovrebbero pagare tutti gli italiani con un aumento delle tasse».

Poi l'affondo contro i magistrati di Milano, la cui indagine è «un'offesa alla democrazia» e davanti ai quali il premier non pare intenzionato a presentarsi: «Ho parlato con i miei avvocati e mi hanno detto che non esiste una competenza del tribunale di Milano e che non è logico che il premier vada in tribunale». Non solo: sarà «l'intervento del Parlamento che toglierà alla procura di Milano il caso e lo farà trasferire al Tribunale dei ministri». E ancora: «Il reato di concussione è inesistente, dal momento che non c'è concusso». Insomma, una dichiarazione di guerra.

Mai pagato nessuno, ho solo aiutato alcune ragazze
Berlusconi, c'era da aspettarselo, tira dritto e la linea, per ora, non cambia. Chiaramente intende resistere a oltranza in attesa di ingaggiare la battaglia giuziaria, dimostrando che i pm milanesi non sono competenti e dunque non possono valutare né la presunta concussione né il reato di prostituzione minorile contestati nel caso Ruby al premier. «Il presidente è sempre un leone in questi casi - ammette uno dei fedelissimi - ma anche lui ha notato certi silenzi. La Lega è completamente assente». Ai suoi riuniti a Montecitorio, il presidente del consiglio avrebbe anche ribadito di aver solo aiutato giovani donne in difficoltà. Le ragazze sono state trattate malissimo, in queste ore alcune aggredite, è il ragionamento del premier, «per quanto mi riguarda ho solo dato disponibilità a chi aveva grandi bisogno». E scherza sui numeri: «Se facessi festini con 24 ragazze sarei Superman». Poi torna ad attaccare l'ex alleato Gianfranco Fini colpevole, a suo dire, «di non averci fatto fare le riforme».

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Alla Camera il punto sulla strategia
Ma il premier è deciso a combattere fino alla fine insieme ai suoi uomini. E quello che, in serata, doveva essere inizialmente un incontro tra il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, i sette membri pidiellini nella giunta per le autorizzazioni a procedere (guarda la gallery) e uno dei legali del Cavaliere, Niccolò Ghedini, è stato allargato a tutti gli avvocati ed esperti di diritto pidiellini che siedono in Parlamento alla presenza del Cavaliere: un primo faccia a faccia, dunque, tra il capo e i suoi uomini dopo il nuovo ciclone giudiziario che ha allarmato il partito.

Fedelissimi disorientati dopo le ultime rivelazioni
Nell'inner circle berlusconiano, infatti, la sensazione diffusa è di disorientamento. «I fatti sembrano smentire la difesa del premier - è il ragionamento che circola a via dell'Umiltà - e questo significa una cosa sola: che non è stato sincero davanti all'opinione pubblica. E ciò ha una notevole ricaduta dal punto di vista politico». Insomma, anche tra i suoi uomini più fidati comincia a serpeggiare il dubbio, ma la strategia resta la stessa: respingere qualsiasi accusa. E se ciò non dovesse bastare non resta che la strada delle elezioni anticipate. «Prima del caso Ruby - spiega un altro parlamentare molto vicino al premier - la road map indicava fine maggio come finestra elettorale ipotizzando uno scioglimento delle Camere prima di Pasqua, ma ora tutto si fa più difficile». E arrivare a Pasqua diventa una vera lotteria.

Marcegaglia: serve un governo capace di governare
E intanto dal mondo degli industriali arriva il monito della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. «Il paese ha bisogno di un governo capace di governare», replica la leader di viale dell'Astronomia ai cronisti che le chiedevano se Berlusconi deve dimettersi dopo gli scandali che lo hanno coinvolto. Parlando a margine della presentazione di un libro a cui è intervenuta insieme al segretario del Pd Pierluigi Bersani e alla segretaria della Fiom Susanna Camusso, Marcegaglia non ha voluto commentare gli ultimi sviluppi del caso Ruby. «Non sta a me dire» se il premier si deve dimettere o meno. Tuttavia «sono preoccupata che questa vicenda allontanerà ancora di più la politica dai problemi reali dei lavoratori e delle imprese». Per la presidente di Confindustria «questa è la grande preoccupazione», che «non ci si concentri sui temi veri che poi riguardano le persone, i lavoratori, le imprese».

Il Pd chiede le dimissioni del Cavaliere
Intanto dall'opposizione arriva la richiesta di un passo indietro del Cavaliere. «Si liberi e ci liberi dall'imbarazzo e vada a farsi giudicare - dice il segretario del Pd, Pierluigi Bersani -. Si dimetta e affidi il percorso al presidente della Repubblica e al Parlamento che ha un minimo di consapevolezza della situazione». Se guardiamo alla situazione con gli occhi del mondo, continua il numero uno dei Democrats, «siamo all'allarme rosso, non meno di questo. E tutto il resto viene dopo». Il Pd ha formalizzato la domanda di dimissioni del remier con un intervento alla Camera del capogruppo Dario Franceschini. «Anche se non ci fossero reati, può forse (Berlusconi, ndr) continuare a guidare il Paese dopo i fatti che sono avvenuti e che abbiamo letto? C'è di mezzo il bisogno drammatico degli italiani di avere un governo che governi».

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