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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 17:35.
Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini vanno all'attacco di Silvio Berlusconi. «Il premier è l'unico che si diverte», ironizza il presidente della Camera alludendo al commento formulato ieri dal Cavaliere sul caso Ruby («Dimettermi? Siete matti, io mi sto divertendo»). E anche il leader dell'Udc non risparmia fendenti al premier. «Con il passo indietro del premier la maggioranza sarebbe più forte», attacca il numero uno dei centristi. Insomma, il terzo polo prova a stringere all'angolo il presidente del consiglio e, nel corso di una riunione nella sede di Farefuturo (a cui però non hanno partecipato né Fini né Casini), mette a punto una linea comune: se il premier non è in grado di rispondere davanti ai giudici alle accuse che gli vengono mosse sul caso Ruby, allora deve dimettersi. Ma se il passo indietro non dovesse arrivare, i terzopolisti invocano il ritorno alle urne.
Il terzo polo prova l'affondo, Bossi difende il premier e il Pd ne chiede le dimissioni
Nella nota predisposta dai rappresentanti nazionali e regionali di Fli, Udc, Api, Mpa Libdem e repubblicani, il terzo polo sottolinea che il premier ha l'onere di «rassicurare una opinione pubblica profondamente e giustamente turbata e dunque deve rassegnare le sue dimissioni» se non è in grado di difendersi dalle accuse. E il leader dell'Api, Francesco Rutelli carica i terzopolisti. «Scaldiamo i motori perché si è rotto il rapporto di fiducia tra Berlusconi e gli italiani». Anche il Pd chiede le dimissioni di Berlusconi - ipotizzando ampiamente uno scenario di ritorno al voto - mentre a difesa del capo del governo si è schierato stasera, ancora una volta, Umberto Bossi, che ha parlato di un «premier massacrato dai giudici», aggiuingendo una battuta: «Pensate se agli uomini non piacessero le donne...».
Il match nella bicameralina
In ballo non c'è solo la partita del premier davanti ai giudici milanesi, ma ci sono diversi tavoli su cui il terzo polo è pronto a far valere il proprio peso politico. A cominciare dal fronte delicatissimo del federalismo. Dove terzo polo e Pd attendono di vedere il parere di maggioranza messo a punto dal presidente della bicameralina per il federalismo Enrico La Loggia e che recepisce le modifiche del ministro Roberto Calderoli. Centristi e finiani hanno già fatto capire, dalle indiscrezioni che sono trapelate nei giorni scorsi, di non essere soddisfatti dei cambiamenti apportati al testo, ma attendono di vedere il testo definitivo per formulare il loro responso. Anche qui la linea sarà unica: in bilico tra il no al testo, che taglierebbe le gambe alla maggioranza (la perfetta parità equivarrebbe a respingere il documento) e l'astensione che invece consentirebbe il salvataggio del decreto.