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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2011 alle ore 08:09.
Cedolare secca al 23% per finanziare un bonus fiscale da 400 milioni alle famiglie. Risorse certe per i comuni con 3,8 miliardi derivanti dalla compartecipazione Irpef e 1,2 dall'imposta erariale sui trasferimenti. Tassa di soggiorno opzionale con un tetto di 5 euro. Sanzioni raddoppiate per chi non denuncia gli immobili fantasma. Sono gli assi portanti della nuova impalcatura sul fisco municipale che il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, ha illustrato ieri in bicamerale e che sarà trasfusa oggi nel parere del relatore di maggioranza Enrico La Loggia (Pdl).
Stando a quanto appreso dal Sole 24 Ore, la nuova finanza comunale si reggerà all'inizio sulla devoluzione di tutti i tributi statali sugli immobili. Per dare spazio, a regime, a un sistema fondato su cinque gambe principali. La prima sarà una compartecipazione al gettito dell'imposta sostitutiva sugli immobili. Che sarà fissata al 23% sui canoni liberi e resterà al 20% su quelli concordati. Una parte di quel 3% (fino a un tetto di 400 milioni) finirà in un fondo con cui finanziare interventi a favore degli inquilini con un occhio di riguardo per i nuclei numerosi. Sarà un decreto del presidente del consiglio, emesso di concerto con il ministero dell'Economia e d'intesa con la conferenza unificata, a stabilire che tipo di bonus erogare (ad esempio detrazioni, bonus famiglia o assegni di sostegno al reddito). A tal proposito viene anche previsto che il reddito da cedolare secca incassato dal locatore sia conteggiato per stabilire il diritto (o meno) a fruire delle altre agevolazioni fiscali e per calcolare l'indice della situazione economica equivalente (Isee).
Il secondo pilastro sarà rappresentato dall'imposta municipale (Imu) sul possesso: una versione riveduta e corretta dell'attuale Ici sulla seconda casa che assorbirà anche l'Irpef sui redditi fondiari. A determinare l'aliquota – stimata da più parti al 10,6 per mille, ndr – non sarà più un dpcm ma direttamente la legge di stabilità. Né lo stato né gli enti locali saranno chiamati a versarla sui loro immobili laddove la pagheranno in maniera dimezzata i soggetti sottoposti a Ires. Nessuna modifica per gli enti di culto che, fin qui esenti da Ici, dal 2014 dovranno invece corrispondere l'Imu.
A partire dallo stesso anno i singoli consigli comunali potranno affiancarle un'imposta municipale secondaria. Con cui sostituire una serie di tributi minori: Tosap, canone di occupazione di spazi e aree pubbliche, imposta comunale sulla pubblicità. Al tempo stesso sembra destinata a tramontare l'Imu sui trasferimenti che avrebbe dovuto accorpare in un unico contenitore imposta bollo, di registro, ipotecaria e catastale e di successione ma che non piaceva né all'Anci né all'opposizione perché troppo dipendente dalle oscillazioni del mercato immobiliare. Al suo posto i municipi si vedranno recapitare il 30% del gettito derivante dalle compravendite. Che dovrebbero essere tassate al 9% o, in caso di abitazione principale, al 2 per cento (fatta eccezione case di lusso, castelli e ville). Gli introiti attesi parlano di circa 1,2 miliardi a cui si aggiungeranno i quasi 4 attesi da una compartecipazione Irpef al 2,5 per cento. Che in un secondo momento si trasformerà in addizionale con una parte fissa e una variabile.