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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2011 alle ore 17:54.
«Tornate pure a chiamarmi Leonessa». Dice Francesca Schiavone ai cronisti dopo la maratona con Svetlana Kuznetsova. Un match destinato a rimanere nella storia del tennis come il più lungo giocato tra due donne in un torneo del Grande Slam. Quattro ore e 44 minuti ha combattuto la nostra tennista dei record prima avere la meglio sulla russa con il punteggio di 6/4, 1/6, 16/14. Per uscire vincitrice dal campo, questa volta, la Leonessa ha dovuto davvero sfoderare gli artigli.
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Ha annullato ben sei match-point all'ex numero due del mondo dopo 3 ore e 20 minuti di gioco, poi ha lottato senza tregua per un'altra ora e mezza per guadagnarsi un posto nei quarti di finale del primo Major della stagione. Il tutto a 30 anni suonati, età che di solito segna l'inizio di una parabola discendente tra i suoi colleghi e colleghe. O che, per lo meno, rende decisamente sconsigliabili se non proibitive le maratone.
Non per Francesca, la tennista che visse due volte. La prima come giocatrice brillante, dotata e caparbia ma senza acuti da campionessa. Questo, fino ai 29 anni. Poi, quando per tutte le altre viene il momento di chiedersi che cosa fare una volta appesa la racchetta al chiodo, la Schiavone è improvvisamente rinata. Il trionfo al Roland Garros, la sesta posizione in classifica, i quarti agli Us open, la qualificazione per il Masters di fine anno. Non un fuoco di paglia, non un guizzo estemporaneo sulla terra di Parigi e nemmeno una seconda giovinezza. Ma un'altra vita, una nuova carriera da fuoriclasse assoluta.
A guardare la cabala, però, il numero di Francesca non sembra essere né il 30, né il 29 ma il 4. Con lo straordinario successo di oggi, la giocatrice milanese centra il quarto accesso ai quarti di finale di uno dei quattro Slam. Lo fa giocando 4 ore e 44 minuti e conquista il quarto posto nel ranking mondiale. Posizione che, tra gli italiani, soltanto Adriano Panatta all'apice della forma seppe raggiungere nel '76. Roba da correre a giocare il numero al lotto o a puntare tutto sul quattro alla roulette.
Più importante della classifica e dei record, però, è il modo con il quale l'azzurra ha strappato la vittoria ad un avversaria dura, esperta e che rifiutava di arrendersi. Sul cemento australiano, Francesca ha fornito una prova di carattere incredibile, mettendo in mostra tutto il suo talento mentre dagli spalti il pubblico australiano, in visibilio, la adottava incitandola a gran voce. Il tennis fatto di intelligenza, classe, variazioni improvvise che è il marchio di fabbrica della nuova Schiavone aveva ormai conquistato tutti.