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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2011 alle ore 16:00.
I legali del premier lanciano la loro controffensiva dopo l'avviso di garanzia a Silvio Berlusconi accusato dai pm milanesi di concussione e prostituzione nel caso Ruby. Piero Longo e Niccolò Ghedini hanno così depositato in procura gli atti delle indagini difensive che hanno svolto sul caso Ruby. A quanto apprende il Sole24Ore.com sarebbero una ventina di testimonianze rese non solo da alcune delle giovani che avrebbero frequentato le cene organizzate ad Arcore dal presidente del Consiglio, ma anche politici di primo piano e imprenditori che si sarebbero trovati nella residenza milanese del premier nei giorni passati al setaccio dai pm meneghini.
I legali hanno poi presentato una memoria di tre pagine (con alcuni allegati) in Giunta per le autorizzazioni della Camera nella quale si sostiene l'assoluta incompetenza della procura di Milano ad occuparsi del "caso Ruby". Intanto, secondo quanto appreso dall'Ansa, la escort Nadia Macrì è stata ad Arcore, per partecipare ad una festa, ma non insieme a Ruby: la donna sarebbe stata a Villa San Martino non nella notte tra il 24 ed il 25 aprile come come aveva affermato, ma attorno alla metà di maggio.
Nadia Macrì di nuovo in procura
I nomi dei venti testimoni sentiti da Longo e Ghedini sono ovviamente top secret, ma gli avvocati di Berlusconi sono certi di poter dimostrare l'inconsistenza dei reati contestati al Cavaliere. L'inchiesta però va avanti nonostante la decisione del premier, comunicata nei giorni scorsi dal suo pool difensivo, di non presentarsi davanti ai pm che vogliono chiedere il giudizio immediato. La procura ha ascoltato oggi, per la seconda volta, Nadia Macrì, la escort modenese che ha raccontato di aver avuto rapporti a pagamento con il premier. La giovane ha anche affermato di essere stata a una festa a casa di Berlusconi il 24 aprile scorso insieme alla giovane marocchina e, con quest'ultima, di aver ricevuto una ricompensa in denaro.