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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 17:34.
Monitoraggio per il breve e lungo periodo delle professionalità richieste dal mercato del lavoro e di quelle in esso disponibili, orientamento alle scelte scolastiche e formative a partire dalle scuole del primo ciclo, integrazione scuola-università-lavoro rivalutando la valenza culturale e formativa del lavoro, servizi di accompagnamento al lavoro. Sono i primi quattro punti del Piano d'azione per l'occupabilità dei giovani varato dal Governo e presentato questa mattina a palazzo Chigi dai ministri della Gioventù, Giorgia Meloni, del Welfare, Maurizio Sacconi, e dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. Complessivamente, il piano stimola 23 inizitive e mette sul piatto oltre un miliardo di euro da spendere nel 2011. Ben 486 milioni saranno spesi dal ministero del Welfare, 492,5 da quello dell'Istruzione, 103,8 dal ministero della Gioventù. A queste risorse vanno aggiunti i soldi messi a disposizione dalle regioni.
Sì ai contratti di primo impiego
Il Piano per l'occupabilità dei giovani prevede inoltre contratti di primo impiego, auto imprenditorialità e accesso alle professioni, diffusione della cultura della previdenza e della sicurezza sul lavoro nelle scuole, contrasto al lavoro giovanile irregolare e sommerso. A proposito del monitoraggio delle professionalità, il ministro del Welfare Sacconi ha tenuto a ricordare che «è stato avviato un potenziamento del Sistema informativo Excelsior che d'ora in poi monitorerà e identificherà a cadenza trimestrale le principali tenedenze delle professioni richieste dal mercato del lavoro in ciascuna provincia». Sacconi ha quindi sottolineato le misure che mirano a incentivare «l'utilizzo del contratto di apprendistato di primo livello, come previsto dalla legge Biagi e dal recente Collegato lavoro. Ciò - ha proseguito - con particolare riferimento all'artigianato per la rivalutazione dei mestieri tradizionali e del lavoro manuale in funzione del contrasto alla dispersione scolastica». Il Piano prevede anche l'utilizzo dei contratti di apprendistato di terzo livello (o di alta formazione) «diretto - ha spiegato il ministro del Lavoro - all'acquisizione di titoli di studio, compresi dottorati di ricerca, per i giovani con più di 18 anni».