Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 16:46.
Almeno 500 persone sono state arrestate oggi in Egitto dopo la decisione delle autorità di vietare tutte le manifestazioni contro il presidente Hosni Mubarak. Lo hanno riferito fonti dei servizi di sicurezza. Scontri e arresti sono avvenuti al Cairo, a Suez e ad Alessandria. Oggi i manifestanti sono scesi nuovamente in strada, nonostante il divieto posto dal governo, e ci sono stati ancora scontri con le forze di polizia. Malgrado il divieto di manifestare almeno 3.000 persone hanno inscenato una protesta di fronte nel centro del Cairo davanti ai tribunali. La polizia ha usato camion-idranti per disperdere la manifestazione, ha lanciato lacrimogeni e i manifestanti hanno risposto con il lancio di sassi. Un poliziotto e un manifestante sono rimasti uccisi negli scontri, facendo così salire a sei il numero dei morti nelle proteste.
Un uomo tenta di darsi fuoco Un uomo di 52 anni di origine egiziana ha cercato di darsi fuoco per protesta davanti all'ambasciata d'Egitto all'Aja. Lo ha riferito la televisione pubblica olandese Nos. Secondo quanto riportato da un testimone oculare citato dal sito della Nos, l'uomo aveva un cartello. Giunto davanti alla sede dell'ambasciata in Badhuisweg, l'uomo si è cosparso gli abiti alcool ed ha tentato di darsi fuoco senza riuscirci. Subito dopo ha estratto un coltello, ma è stato fermato dall'intervento massiccio di agenti di polizia accorsi sul posto con dieci auto.
La polizia arresta 8 giornalisti Il giro di vite del governo egiziano stritola la stampa indipendente. La polizia ha arrestato 8 giornalisti che avevano inscenato una protesta davanti alla sede del loro sindacato, manifestazione cui si sono uniti anche decine di avvocati. Lo ha riferito al Jazeera. Ne è venuto fuori il primo scontro del giorno, di fronte all'edificio accerchiato da questa mattina dalla polizia. Si tratta di un luogo dove, in genere, le manifestazioni sono tollerate, ma già questa mattina gli agenti erano entrati nella sede del sindacato e avevano arrestato un giornalista, Yahya Qalash. Nella sede, riferisce il Liveblogging di France 24, erano giunti anche gli avvocati dei giornalisti, che hanno tentato di rompere il cordone della polizia. Negli scontri gli agenti hanno usato gas lacrimogeni, mentre i manifestanti hanno lanciato pietre dai palazzi circostanti.
Copertoni a fuoco in strada A Suez, dove ieri erano morte tre persone, un centinaio di familiari di due di queste hanno inscenato una protesta che ha irritato le autorità. Secondo il quotidiano Al Masryalyoum, i parenti delle vittime si erano rifiutati di prendere in consegna i cadaveri dei congiunti finché non fossero stati effettuati gli accertamenti medici. A dar manforte ai parenti delle vittime c'erano duemila persone, che la polizia ha disperso usando i manganelli. A sud di Rafah, nel nord del Sinai, gli abitanti del villaggio di Mahdeya ostruiscono le strade e danno fuoco ai copertoni per chiedere la liberazione dei manifestanti arrestati ieri, la stessa richiesta fatta da manifestanti e famiglie di detenuti a Mansoura, a nord del Cairo, nel governatorato di Daqahlia.
Mubarak vieta le manifestazioni Il governo egiziano ha annunciato che non saranno tollerate ulteriori proteste contro il presidente Honsi Mubarak dopo quelle di ieri che sono costate la vita ad almeno 4 persone. Lo ha annunciato il ministero dell'Interno proprio mentre i gruppi dell'opposizione hanno convocato per oggi via internet una seconda giornata di protesta nella centrale piazza Tahir del Cairo. Chiunque parteciperà alle dimostrazioni - ha precisato il ministero - sarà fermato e incriminato. La decisione del Governo arriva dopo la nuova chiamata in piazza contro Hosni Mubarak proveniente dal gruppo che si definisce "Movimento 6 aprile".
Ma la protesta non si placa Il gruppo ha nuovamente esortato la gente a raggiungere la principale piazza del Cairo, la stessa dove stamane, all'alba, la polizia ha sparato gas lacrimogeni e usato cannoni ad acqua. «Tutti devono raggiungere piazza Tahrir per prendere in consegna la piazza di nuovo», ha scritto il gruppo sulla sua pagina di Facebook che, insieme a Twitter ha dato un contribuito a organizzare le proteste. «Vogliamo continuare quello che abbiamo iniziato il 25 gennaio, per questo torniamo in piazza per chiedere il diritto alla vita, alla libertà, alla dignità e chiediamo a tutti di scendere in piazza e andare avanti fino a quando le richieste del popolo egiziano sono state rispettati», ha detto un portavoce del gruppo.
Stati Uniti preoccupati: il governo egiziano recepisca le aspirazioni del popolo L'acuirsi della tensione in Egitto preoccupa gli Stati Uniti, il principale alleato del Cairo. La Casa Bianca ha esortato il governo egiziano «a recepire le aspirazioni del popolo per portare avanti le riforme politiche, economiche e sociali che possono migliorare la vita della gente e aiutare l'Egitto a prosperare. Gli Usa sono impegnati a lavorare con l'Egitto e il popolo egiziano per raggiungere questi obiettivi». Il portavoce del Dipartimento di Stato Philip Crowley ha detto che Washington segue da vicino gli sviluppi in Egitto.«Tutte le parti devono dar prova di moderazione, chiediamo alle autorità egiziane di gestire queste proteste pacificamente», ha detto Crowley.
Le richieste dei movimenti di opposizione Allontanare dalla scena politica l'attuale presidente e il figlio Gamal, suo probabile delfino: sono queste le richieste che i movimenti di opposizione egiziana hanno messo nero su bianco questa notte, in un comunicato diramato nel corso di una conferenza stampa al Cairo, al termine dell'imponente marcia di protesta che si è snodata nella capitale e in altre città del Paese. A riferirlo è il quotidiano egiziano Al Masry Al Youm. L'Associazione nazionale per il cambiamento, la coalizione che sostiene il premio Nobel e simbolo dell'opposizione Mohamed ElBaradei, insieme con i liberali del Ghad e il Fronte Democratico, hanno chiesto che il rais non si candidi per quello che sarebbe il suo sesto mandato presidenziale. Analoga richiesta anche per il figlio del presidente che attualmente dirige la potente segreteria politica del Partito nazionale democratico (Pnd) e viene accreditato come il più probabile successore. Le opposizioni hanno anche invocato lo scioglimento del Parlamento, dominato dal Pnd con oltre il 90% dei seggi in seguito a elezioni ritenute irregolari e illegittime. La marcia contro Mubarak, ha detto il coordinatore dell'Associazione nazionale per il cambiamento, è « un punto di svolta nella storia del popolo egiziano. Ed è solo l'inizio».
Mandato di arresto internazionale contro Ben Ali L'Interpol ha spiccato un mandato d'arresto internazionale contro l'ex presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali, deposto in seguito alle proteste di piazza in corso nel paese dalla metà dello scorso dicembre. Lo riferisce la stessa organizzazione di cooperazione di polizia internazionale dalla sua sede principale a Lione, in Francia, sottolineando in un comunicato che è stato lanciato l'allerta in tutti e 188 paesi membri. In mattinata, anche le autorità tunisine avevano spiccato un mandato di arresto internazionale contro Ben Ali, fuggito dal paese il 14 gennaio scorso e attualmente in Arabia Saudita. Lui e la moglie sono ricercati per «acquisto illegale di beni mobili e immobili» e «trasferimenti illeciti di valuta all'estero», ha precisato il ministro durante una conferenza stampa.