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Record di ascolti per Annozero. Santoro: il 13 febbraio saremo davanti al Tribunale di Milano

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2011 alle ore 15:00.

La puntata dello scontro in diretta tra Mauro Masi, direttore generale della Rai, e Michele Santoro fa volare Annozero (Raidue) al record stagionale, il quinto della sua storia. 7 milioni e 87 mila telespettatori con uno share del 25,72%, nonostante Juve-Napoli su Raiuno, vista nel primo tempo da 6 milioni 465 mila telespettatori con il 21,56% di share e nel secondo da 6 milioni 187 mila (21,23% di share). Per la prima volta nella storia della televisione pubblica italiana un direttore generale è intervenuto in diretta per avvisare conduttore (e telespettatori, ovviamente) che la Rai si dissociava da quanto Santoro stava trasmettendo.

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Probabilmente il giornalista se l'aspettava, dopo la lettera che Masi gli aveva già inoltrato nella quale sottolineava la «preoccupazione per il taglio del programma che metteva l'azienda a rischio di nuove sanzioni». Ma Santoro aveva ribadito si non avere alcuna intenzione di cambiare la scaletta della trasmissione.
Quello a cui il direttore generale ha richiamato è stato il rispetto del codice di autoregolamentazione tv in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie. Norme che Santoro ritiene di aver rispettato. Non a caso il conduttore nella telefonata in diretta con Masi ha invitato il dirigente Rai a fermare la trasmissione in caso di violazione delle regole. Ma il direttore generale ha risposto che non l'avrebbe fatto. Insomma l'obiettivo della telefonata - ha chiarito Masi - era quello di «dissociare» se stesso e «l'azienda da un tipo di trasmissione che» avrebbe potuto «violare il codice di autoregolamentazione».

Per le orecchie dell'opposizione l'intervento del direttore generale Rai è risultato come intento censorio nei confronti di Michele Santoro. Mentre Silvio Berlusconi durante il consiglio dei ministri di questa mattina sarebbe tornato a definire Santoro «fazioso» e Annozero «una vergogna». E ieri sera, durante la cena di compleanno di Micaela Biancofiore (dicono le indiscrezioni) avrebbe parlato della possibilità di togliere l'autorithy per le tlc («tanto non serve a niente»). Il presidente del Consiglio non avrebbe gradito il rifiuto del conduttore di Annozero ad accogliere ieri come ospite l'avvocato Francesco Paolo Sisto, indicato dal Pdl al posto di Fabrizio Cicchitto invitato da Santoro ma che aveva rinunciato e che avrebbe dovuto essere sostituito dal ministro Angelino Alfano, anche lui poi impossibilitato a partecipare. Al premier non sarebbe andato giù nemmano il no alla presenza di una sessantina di giovani del Pdl in studio, come pubblico.

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Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, parlando con i suoi collaboratori, avrebbe detto sì al rispetto delle regole, no alle valutazioni in diretta tv. E sostenuto che «i toni gladiatori non facciano bene alla Rai e che non facciano affatto bene nemmeno alla politica». La libertà editoriale, secondo il presidente Rai «va tutelata in ogni modo ma, ovviamente, deve essere esercitata nel pieno rispetto delle regole. Se e quando giornalisti e conduttori violano queste regole esistono le sedi istituzionali competenti per le valutazioni del caso e tra le sedi istituzionali non rientra certamente la diretta televisiva».

Nel frattempo quattro commissari dell'Authority - Antonio Martusciello, Stefano Mannoni, Enzo Savarese, Roberto Napoli - chiedono che il consiglio Agcom del prossimo 3 febbraio si occupi delle ultime due puntate di Annozero. Nelle quali, scrivono in una nota rilevano «possibili profili di violazione» dei principi e della normativa su «obiettività, completezza, lealtà, imparzialità dell'informazione, nonché di presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni».

Mentre Michele Santoro, Barbara Spinelli e Marco Travaglio lanciano un appello: «Il 13 febbraio, senza bandiere e simboli di partiti, saremo davanti al Tribunale di Milano, in difesa dell'indipendenza della magistratura, della libertà d'informazione e dei valori fondamentali della Costituzione». Il conduttore ha sottolineato che l'incremento di ascolti di Annozero nella serata di ieri, nonostante la partita «dimostra che non è vero che i cittadini non reagiscono». Ovvero, «gli italiani si indignano eccome, solo che non traspare dai mezzi di informazione». Secondo Santoro «la gravità della situazione è data dal fatto che chi cerca di fare il proprio mestiere, che sia quello del magistrato o del giornalista, viene subito identificato come nemico e posto sotto attacco per annientarne il lavoro».
Ma noi, dice il giornalista «non intendiamo seguire la strada che ci viene indicata, ovvero porci come i nemici del presidente. Noi vogliamo solo essere giornalisti, come i magistrati di Milano vogliono solo fare i magistrati. Sia noi che loro possiamo commettere errori, ma siamo quel che siamo».

Intanto la polemica impazza.
Per il deputato Pd e capogruppo in commissione Telecomunicazioni alla Camera, Michele Meta «il direttore generale della Rai è riuscito in un colpo solo a dimostrare che per lui il rispetto delle regole vale a senso unico, visto che non ha mai detto una sola parola sui principi di trasparenza e obiettività dell'informazione calpestati troppo spesso dal Tg». Ma, «cosa ancora più inquietante, si è dissociato da Annozero pur sapendo che contribuisce ad arricchire di qualità e di risorse economiche il servizio pubblico con spazi pubblicitari pagati profumatamente».


Per Nino Rizzo Nervo, consigliere di minoranza nel cda Rai, Masi si è comportato da «succedaneo» di Berlusconi. «Siamo abituati alle sortite del presidente del Consiglio - spiega - lui le fa e poi i conduttori si regolano come credono. Quando invece è un direttore generale che telefona a una sua trasmissione, o ha il coraggio, ritenendo di essere nel giusto, di prendere delle decisioni, oppure dà l'impressione di averlo fatto per far sapere a qualcuno all'esterno che lui non c'entrava con quello che andava in onda. Allora così non si fa il direttore generale».

Si dissocia da Masi il consigliere Giorgio Van Straten, che parla di «un direttore generale che riesce nello stesso momento a compiere un atto di inaccettabile prevaricazione verso chi fa il proprio mestiere e a mettere in ridicolo se stesso e l'azienda».

L'Italia dei Valori esprime la propria solidarietà a Michele Santoro e alla redazione di Annozero, «vittime - dice Antonio Di Pietro - di un grave tentativo di intimidazione e censura da parte del direttore generale della Rai». Per il leader Idv «è fortemente a rischio la democrazia, Berlusconi pretende di imporre ospiti, pubblico e temi, in palese violazione dell'articolo 21 della Costituzione e si serve dei suoi sottoposti per portare avanti questo progetto eversivo».

Farefuturo, nel suo periodico online Ffwebmagazine attacca Augusto Minzolini: «altro che Telekabul dei vecchi tempi, vedere il Tg1 ridotto a una sorta di TeleArcore è umiliante, vergognoso, per la storia del giornalismo italiano». «L'emergenza democratica in Rai - continua l'articolo - è questa, dunque, con buona pace di un primo ministro che invita i cittadini a evadere il canone perchè Santoro si permette di fare una trasmissione che non segue le linee guida che arrivano da palazzo Grazioli e dal suo pool di avvocati-deputati».

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