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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 17:16.
Ruby dai mille volti: star di uno spot per una cifra a cinque zeri e protagonista di un blog aperto dalla diocesi di Pistoia. Le ragazze, intanto, non lasciano l'Olgettina.
Il blog della diocesi di Pistoia
A sorpresa la diocesi di Pistoia ha aperto un blog sul proprio sito internet sul caso Ruby. Titolo del blog: Caso Ruby: linea aperta sul sito della diocesi. A dare il via al dibattito online la lettera aperta di suor Rita Giaretta, religiosa casertana delle Orsoline, molto impegnata nella difesa della dignità femminile contro ogni tipo di sfruttamento che si chiedeva: «Dove sono gli uomini? Dove sono i maschi?. La religiosa lamenta che siano poche le voci maschili («anche di credenti») che in questi giorni di stretta attualità sulle vicende legate al caso Ruby «si alzano chiare e forti». Dopo le lettere aperte di due suore impegnate sul fronte della dignità femminile, arrivano le prime risposte sul blog: "dove sono gli uomini?"
Per suor Rita troppa omertà nel mondo maschile
In pole position fra le risposte quella della scrittrice Mariangela Maraviglia («Come si é potuto non capire che il disastro antropologico ha radici e nutrimento in questa cultura promossa dalle televisioni?) e la risposta di Piero Pierattini, direttore dell'ufficio che nella diocesi toscana si occupa di tematiche legate alla famiglia («È l'ora di alzare una voce decisa, chiara, suonante»). Suor Rita evidenzia il rischio di «troppa omertà, nascosta compiacenza, forse sottile invidia» e si chiede se «dentro a questo mondo maschile» non ci sia «un grande bisogno di liberazione. Nel blog sul sito della diocesi, curato dall'ufficio per le Comunicazioni Sociali, é riportata anche la lettera aperta di suor Eugenia Bonetti, che nell'Unione fra le Superiori Maggiori italiane ha l'incarico di seguire l'ufficio "tratta e minori". La religiosa annuncia l'adesione alla manifestazione del 13 febbraio «per rivendicare dignità, rispetto, lotta alla violenza e per difendere il valore della nostra dignità». Suor Eugenia nella lettera sottolinea che non ci si rende conto «che una prostituzione del corpo e dell'immagine della donna é diventata ormai parte integrante nei nostri programmi e notizie televisive, alla portata di tutti. Questo educa allo sfruttamento, al sopruso, al piacere, al potere, senza alcuna preoccupazione delle dolorose conseguenze sui nostri giovani che vi vedono modelli da imitare».