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In Egitto scontri e morti in piazza. Entrano in gioco i Fratelli musulmani (ma non sono diventati buoni)

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 febbraio 2011 alle ore 19:50.

I Fratelli musulmani non sono diventati buoni e non hanno rinunciato alla violenza. È sufficiente leggere i loro documenti ufficiali, ascoltare anche in traduzione i loro discorsi, conoscere i loro amici. Il possibile pericolo islamista non giustifica la repressione del popolo egiziano né il sostegno a un regime dittatoriale che, lungi dall'essere laico, ha alimentato la cultura dell'odio e ha scritto all'articolo 2 della Costituzione della Repubblica che la sharia è «la fonte primaria della legge».

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Non è detto, tra l'altro, che i Fratelli musulmani conquisteranno il potere in caso di elezioni vere, aperte e libere – che per essere davvero tali dovrebbero essere vietate ai partiti con programmi antidemocratici e sovversivi. Secondo Stephen Hadley, l'ultimo Consigliere per la sicurezza nazionale di George W. Bush, è addirittura improbabile una vittoria elettorale della Fratellanza. Alle ultime elezioni hanno ottenuto il 20%, anche se il voto era controllato dal regime.

Fondati nel 1928 proprio in Egitto, la Fratellanza è la culla ideologica dell'islamismo radicale sunnita, è un movimento religioso salafita e con una storia di promozione della violenza in nome dell'Islam. Negli ultimi anni, l'ala egiziana a parole ha rinunciato alla violenza, in modo da allentare la morsa repressiva del regime di Mubarak. Ma non ha rinunciato al sostegno ad Hamas, il gruppo radicale che è sezione palestinese dei Fratelli musulmani, che predica il martirio, che pratica la guerra santa, che non riconosce Israele e che è considerato da Barack Obama «un'organizzazione terrorista».

La Fratellanza, per esempio, giudica al Qaeda un'organizzazione rivale. L'ideologia non è diversa. Il razzismo antiebraico è lo stesso. L'odio per l'America è identico. Sia la Fratellanza sia al Qaeda vogliono guidare il mondo musulmano in nome dell'Islam e instaurare la legge coranica ovunque possibile. Non sono d'accordo sulla strategia per raggiungere il medesimo obiettivo. Un parlamentare dei Fratelli musulmani, Rajab Hilal Hamida, ha detto che dal suo punto di vista Osama Bin Laden, al Zawahiri e al Zarqawi non sono terroristi: «Sostengo le loro attività, perché sono una spina nel fianco degli americani e dei sionisti... Chi uccide i cittadini musulmani non è un combattente di jihad né un terrorista, ma un assassino criminale». Il problema, insomma, non sono gli attacchi agli americani e agli israeliani, ma le vittime musulmane.

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La nuova guida suprema della Fratellanza, il conservatore Muhammed Badi, è stata nominata un anno fa, prevalendo su figure più moderate e più politiche come Muhammed Habib e Abu al Futuh. Moderate, però, fino a un certo punto. Nel 2007, quella leadership "moderata" aveva stilato una bozza di programma politico di 128 pagine per un partito islamico egiziano. Il testo prevedeva l'istituzione di un Consiglio degli Ulema, composto da esperti di legge coranica, con l'autorità di valutare la conformità di leggi e atti di governo con la sharia. Un organo di tutela religiosa ispirato al Velayat-e faqih, il principio fondamentale della Costituzione teocratica dell'Iran dell'ayatollah Khomeini. Su questo punto non c'era un consenso unanime, al contrario dell'altro principio contenuto nella bozza di programma: donne e infedeli non potranno essere eletti ai ruoli più importanti dello stato egiziano.

Il nuovo leader del movimento, con un passato in carcere assieme a Sayyid Qutb, il più radicale dei pensatori islamisti, considera "assurdi" i negoziati di pace diretti e indiretti con i "nemici sionisti". Invoca la resistenza, compresa quella armata, fino a quando ogni lembo di terra di Palestina e musulmana sarà liberato dalle forze occupanti sioniste e americane. Nega validità giuridica alle decisioni dell'Onu e delle istituzioni internazionali e risponde soltanto al Corano. Giura che il jihad è un obbligo individuale per ogni musulmano. Invoca, citando lo statuto di Hamas, il profeta Maometto: «Prima del giorno del giudizio, i musulmani combatteranno gli ebrei e li uccideranno, fino a quando gli ebrei non si nasconderanno dietro le rocce e gli alberi. Le rocce e gli alberi diranno: "Oh, musulmano! Oh, servo di Allah! C'è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo"». No, i Fratelli musulmani non sono diventati buoni.
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