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Il Quirinale boccia il metodo: l'esecutivo ha operato una forzatura, violata la legge delega

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 15:33.

Violazione della corretta procedura parlamentare accompagnata da uno strappo istituzionale nei confronti del colle. A Giorgio Napolitano sono bastate poche ore per giudicare nulla la decisione del Governo che ieri sera fa ha approvato in gran fretta il decreto legislativo sul federalismo municipale. La necessità di dare un segnale immediato alla Lega, dopo la bocciatura del decreto legislativo da parte della commissione bicamerale sul federalismo fiscale, ha indotto il governo a ignorare l'obbligo di comunicare preventivamente al Parlamento e alla Conferenza unificata i motivi che lo hanno spinto ad approvare comunque un provvedimento peraltro diverso da quello originario.

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Profonda irritazione del Capo dello Stato
La decisione di Napolitano ha un notevole rilievo, poichè non si ricordano precedenti di un decreto legislativo dichiarato irricevibile. Ma non è tutto qui. Non è ipotizzabile – afferma Napolitano – che non vi sia il pieno coinvolgimento del Parlamento, delle regioni e degli enti locali nel complesso processo di attuazione del federalismo fiscale. Nel finale della lettera inviata al presidente del Consiglio e trasmessa ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani è racchiusa la profonda irritazione del presidente: il Consiglio dei ministri è stato convocato senza un ordine del giorno. Napolitano non è stato informato, né consultato sull'intenzione del governo di approvare il decreto in via definitiva. Parole che pesano come pietre.

Non è stato perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega
La decisione è stata di esporre i rilievi critici ancor prima che il testo venisse formalmente trasmesso alla firma del Capo dello Stato per l'emanazione. Nel merito, il vulnus è nella decisione del governo di non perfezionare il procedimento per l'esercizio della delega. Il riferimento è ai commi 3 e 4 dell'articolo 2 della stessa legge delega (n. 42 del 2009) in cui è previsto espressamente l'obbligo di «rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari». Testo irricevibile, «a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza».

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Tags Correlati: Berlusconi | Bilancio | Camera dei deputati | Comitato Esecutivo | Consiglio dei Ministri | Enrico La Loggia | Gianfranco Fini | Giorgio Napolitano | Lega | Presidenza della Repubblica | Renato Schifani | Senato | Silvio Berlusconi | Umberto Bossi |

 

Una lunga telefonata con Bossi allontana il rischio di conflitto istituzionale
La lunga telefonata del leader della Lega Nord Umberto Bossi sembra al momento allontanare rischi di un possibile, clamoroso conflitto istituzionale. Se ne prende atto al Colle. La strada è tracciata dalla delega: approvazione da parte del governo di una relazione da trasmettere alle Camere in cui vengano esposte «le specifiche motivazioni» per cui l'intesa non è stata raggiunta, come prevede espressamente il terzo comma. Atto che mette in moto l'iter successivo: alle comunicazioni del governo, in programma entro un paio di settimane, seguirà una votazione ed entro trenta giorni il Consiglio dei ministri dovrà approvare il nuovo testo.

La commissione Bilancio non si è espressa
Il contenuto della lettera è eloquente. «Mi risulta - scrive Napolitano - che il provvedimento è diverso da quello originariamente approvato dal governo e trasmesso alla conferenza unificata e alle Camere, e identico alla proposta di parere favorevole formulata dal presidente della commissione». Proposta - sottolinea il presidente - respinta dalla stessa commissione. Si tratta di un pronunciamento negativo a tutti gli effetti, che a parere di Napolitano non può essere assimilato a «mancanza di parere». Su quel testo la commissione Bilancio della Camera non si è espressa «proprio perchè lo ha considerato superato per gli stessi motivi». Il governo deve ottemperare all'obbligo di esporre sia alla Conferenza unificata che al Parlamento le ragioni per le quali «ha ritenuto di procedere in difformità dai suindicati orientamenti parlamentari e senza aver conseguito l'intesa nella stessa conferenza, come risulta dal verbale del 28 ottobre 2010».

A Berlusconi: occorre pieno coinvolgimento di Parlamento, regioni ed enti locali
Napolitano invita Berlusconi a un «pieno coinvolgimento» del Parlamento, delle regioni e degli enti locali nel complesso processo di attuazione del federalismo fiscale. La materia è di tale rilevanza, coinvolge l'assetto definitivo del sistema delle autonomie locali in attuazione del nuovo titolo V della Costituzione, e dunque non può che richiedere un clima di «larga condivisione». È quello che è avvenuto quando venne approvata la legge delega. «Se in questo caso non vi è stata condivisione sul piano sostanziale - aggiunge Napolitano - più che opportuno resta evitare una rottura anche sul piano procedimentale, per violazione di puntuali disposizioni della legge».


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