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Napolitano: decreto sul federalismo irricevibile. Le ragioni del Colle. Calderoli: testo non modificabile

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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 12:02.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva «che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione» del decreto legislativo sul federalismo. Pertanto, il capo dello Stato ha comunicato al premier di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo.

ANALISI / Secondo il Quirinale l'esecutivo ha violato la legge delega (di Dino Pesole)

«Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - si legge nella nota del Quirinale - in relazione al preannunciato invio, ai fini della emanazione ai sensi dell'articolo 87 della Costituzione, del testo del decreto legislativo in materia di federalismo fiscale municipale, approvato definitivamente dal Consiglio dei Ministri nella seduta di ieri sera, come risulta dal relativo comunicato, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva che non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall'art. 2 della legge n. 42 del 2009 che sanciscono l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari. Pertanto - conclude il Colle - il Capo dello Stato ha comunicato al Presidente del Consiglio di non poter ricevere, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza, il decreto approvato ieri dal Governo».

Una lunga ed articolata spiegazione, in punta di diritto, per dire che non si può liquidare come una formalità il pareggio, e quindi il non parere, della bicamerale di ieri mattina, che il Parlamento è e resta centrale nell'ordinamento costituzionale, che il Presidente della Repubblica si rifà alla Carta e, in questo caso, all'articolo 87. Dal Colle per tutta la mattina hanno giurato e stragiurato che ci sarebbe voluto tempo, che il decreto non era ancora stato inoltrato, che addirittura, nel caso della promulgazione delle leggi, si possono attendere anche 30 giorni. Invece sono bastate, per l'esattezza, 19 ore. Senza che nemmeno il decreto arrivasse a destinazione.

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Berlusconi: un fatto preocedurale, si andrà in aula
«È un fatto procedurale, si andrà in Parlamento». Con queste parole Silvio Berlusconi, lasciando il consiglio europeo, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano dell'intervento di Giorgio Napolitano sul federalismo. Berlusconi ha quindi allargato le braccia come per dire che la cosa non comporta grossi problemi.

Calderoli: da Colle solo un'interpretazione, il testo non si cambia
«Non ho paura di andare a mostrare un prodotto di cui siamo orgogliosi»: lo ha detto parlando a Radio Padania Libera il ministro Roberto Calderoli secondo il quale la scelta del Presidente della Repubblica sul federalismo «è un'interpretazione. Io - ha spiegato Calderoli - pensavo che una volta recepite le osservazioni delle commissioni di Camera e Senato potessimo passare all'approvazione. Il Colle ritiene sia necessario un passaggio in aula in base al quarto comma dell'articolo 2 della legge 42. Sono convinto che questo federalismo sarà approvato dalle Camere».

Poco dopo Calderoli, conversando coni giornalisti nella sede della Lega in via Bellerio a Milano, ha precisato: «L'unica cosa che prevede la legge è che il governo dia comunicazioni alle Camere, dopo di che può esserci un voto su di esse ma il testo è quello e non è suscettibile di modifiche». La decisione del presidente Napolitano «non cambia alcunché, si tratta di un passaggio formale in più, sarà una o due settimane a seconda della disponibilità del Parlamento».

Tuttavia, la decisione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul decreto del federalismo municipale non è un messaggio politico. Se ne è detto convinto Calderoli rispondendo ad una specifica domanda nella sede leghista di via Bellerio a Milano. «Quello che Napolitano ha dichiarato tre giorni fa a Bergamo sulla volontà di proseguire nel cammino delle riforme, in particolare il federalismo, rende il presidente al di sopra di ogni sospetto: è chiaro che ha dato un'interpretazione, una cautela che porta ad essere più realisti del re».

Esultano le opposizioni
Dario Franceschini: «in modo come sempre ineccepibile, determinato e imparziale, Napolitano ha bloccato un procedimento illeggittimo, che ora non esiste più». La Lega si affida ad un comunicato, che informa di una telefonata tra Umberto Bossi e il Capo dello Stato, ed aggiunge: i leghisti «si recheranno nelle aule parlamentari a dare comunicazioni sul decreto sul federalismo fiscale municipale». Come dire: per noi il decreto esiste ancora.

La riforma del federalismo municipale è «una svolta storica». Così aveva detto il ministro dell'economia Giulio Tremonti nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi, assieme al collega della Semplificazione, Roberto Calderoli, per commentare il decreto governativo sul fisco municipale. Tremonti ha sottolineato che questa «riforma, basata su una legge delega votata a maggio 2009 dal Parlamento con amplissima maggioranza, sta arrivando al termine e chiude un periodo che dura dalla metà degli anni Settanta. È una svolta storica. Dalla metà degli anni Settanta l'Italia è l'unico paese europeo che non ha una finanza locale». Entro marzo, ha aggiunto, sarà approvato anche il decreto legislativo per il federalismo regionale.

C'è stato confronto con i comuni
Tremonti ha poi spiegato che la riforma del federalismo fiscale è stata «oggetto di un confronto» molto lungo con i comuni, sui quali è stato registrato consenso, «un consenso importante». E la votazione in commissione bicamerale, secondo il titolare del Tesoro, «ha preso una curva che dipende da fatti politici esterni».

Evasione va gestita con i comuni
Per Tremonti poi un'evasione così grande non può essere gestita «senza avere il supporto dei comuni». «È giusto che i comuni siano cointeressati e attivi nel contrasto all'evasione fiscale - ha detto Tremonti - se noi abbiamo un' evasione fiscale colossale è perchè non c'è il controllo territoriale che può essere importante».

Sull'esezione Imu per gli immobili della Chiesa deciderà l'Europa
Tremonti ha detto anche che se la Commissione europea lo chiederà «il governo cambierà la norma sul fisco comunale che stabilisce l'esenzione dall'Imu degli immobili della Chiesa». Un'esenzione che Calderoli quantizza in 82 milioni. «Quando ci sarà la pronuncia della Commissione Ue, se qualcuno farà ricorso, vedremo - ha spiegato Tremonti - allora si porrà il problema. Se la Commissione ci chiederà di cambiare la legge, lo faremo».

Calderoli: il coinvolgimento del parlamento è stato totale
Dal caso suo il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli ha ricordato come il testo del decreto sul federalismo municipale «sia stato riformulato tre volte per la volontà di costruirlo con istituzioni e parlamento. Il coinvolgimento del Parlamento è stato totale: si sono espresse favorevolmente sei commissioni, in una c'è stato un pareggio». Peraltro, ha aggiunto Calderoli, una legge delega «dà al Governo una delega per l'emanzione dei decreti su cui il Parlamento esprime dei pareri che non possono essere vincolanti. E questo lo sostiene anche una sentenza della Corte Costituzionale». Calderoli ha voluto infine ringraziare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, «per il sostegno nel cammino delle riforme». La legittimità del decreto governativo è stata ribadita anche dal presidente della Bicameralina, Enrico La Loggia: «Il governo ha fatto un atto legittimo. Il 21 maggio scade il termine per fare tutti i decreti sul federalismo e solo allora si potrà dire se ci saranno più o meno tasse».

Bossi: elezioni scongiurate
Un commento sul federalismo municipale è arrivato anche da Umberto Bossi. «Il federalismo? Ora è fatto», ha detto il ministro delle Riforme, all'uscita dal gruppo della Lega della Camera. E alla domanda se a questo punto le elezioni anticipate siano scongiurate, il leader della Lega ha risposto così: «Direi proprio di sì».

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