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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2011 alle ore 19:45.
Il gruppo di attivisti online Anonymous, che rivendica l'obiettivo di difendere la libertà di espressione in Internet, ha preso di mira il sito istituzionale del governo dello Yemen, dopo aver già bloccato in più occasioni quello tunisino. Lo riporta la Bbc. Nel corso dell'ultima settimana il sito del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh è diventato inaccessibile dopo un attacco distribuited denial of service (una tipologia di attacco hacker basato sulla tecnica del bombardamento di richieste di accesso al server di un sito che diventa, quindi, inaccessbile).
E il prossimo bersaglio del gruppo Anonymous, potrebbe essere, l'Egitto, da 12 giorni al centro di proteste contro il governo di Mubarak. In Egitto, al momento, l'accesso libero a Internet sarebbe stato bloccato. Questo atteggiamento giustificherebbe, secondo quanto riporta la Bbc, un attacco in base alle logiche che ispirano il collettivo hacker Anonymous.
Il gruppo Anonymous - Radio24 ha intervistato in esclusiva uno dei membri italiani che, ovviamente, non ha rilevato le sue generalità - è diventato popolare tra webnauti (e non solo) recentemente quando alcuni colossi finanziari specializzati in sistemi di pagamento (Mastercard, Visa, Paypal) hanno impedito, in seguito all'arresto di Julian Assange, le donazioni a Wikileaks. Una scelta che ha spinto il gruppo a bombardare di contatti i siti dei rispettivi circuiti di pagamento, mandandoli ko per svariate ore.
Ma al di là della notizia, ci si domanda: il fine giustifica i mezzi? No, risponde Graham Cluley, consulente tecnologico di Sophos, società specializzata nella sicurezza informatica. «Se si partecipa a questi attacchi, si è consapevolmente impegnati in un reato informatico».
Ascolta il podcast dell'intervista al componente italiano del gruppo Anonymous (intervista andata in onda durante la trasmissione 2024, su Radio24, curata e condotta da Enrico Pagliarini)