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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2011 alle ore 08:11.
Il federalismo municipale riparte dall'Iva. Già in settimana – assicurano esponenti del governo come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi – arriverà nelle Aule di Camera e Senato la comunicazione sull'ultimo testo del decreto, uscito dalla mediazione finale nella Bicamerale e dal tentativo di emanazione stoppato dal Colle.
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La novità più consistente rispetto alla versione presentata ai sindaci è il cambio di casacca della compartecipazione, che lascia l'Irpef e punta invece sull'imposta sui consumi, secondo un disegno coerente con quello contenuto anche nella bozza di decreto sul fisco delle regioni. L'Iva, insomma, è chiamata a fare da pilastro sia alle entrate dei governatori sia a quelle dei sindaci; per questi ultimi sarà un Dpcm a fissare l'aliquota della compartecipazione e le modalità di assegnazione, che però sono già prefigurate dal decreto legislativo: l'Iva sarà assegnata su base territoriale, perché il quadro VT presente nella dichiarazione del 2006 assegna la "targa" al gettito e permette di individuarne la provincia di provenienza. Più complicato, al momento, precisare da quale comune arrivi l'Iva, e proprio a questo era dovuta la freddezza iniziale manifestata dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, ma il decreto ha individuato per la prima applicazione un rimedio matematico: il gettito, diviso per provincia, sarà in pratica assegnato a ogni Comune in proporzione al numero di abitanti.
Sull'aliquota generale di compartecipazione non ci dovrebbero essere problemi: l'Iva sostituisce l'Irpef e deve portare in dote la stessa somma che era stata assegnata all'imposta sui redditi, 2,8 miliardi, cioè il 2,66% dei 105 miliardi di versamenti registrati nelle dichiarazioni 2009; più interessanti sono le ricadute territoriali del meccanismo individuato dal decreto, perché anche l'Iva mostra comportamenti assai diversi da zona a zona.
Guardando alle sole regioni, i dati delle ultime dichiarazioni fiscali (2009) passate in rassegna dalle statistiche del dipartimento delle Finanze mostrano un'oscillazione enorme, che va dai 3.600-3.700 euro di gettito per abitante in Lazio e Lombardia ai 355 euro della Calabria, un livello dieci volte inferiore.