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Mubarak non se ne va. E a Piazza Tahir i manifestanti montano le tende

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2011 alle ore 16:51.

Il governo del presidente egiziano, Hosni Mubarak, tiene oggi la sua prima riunione, in una situazione di permanente stallo del dialogo e mentre i manifestanti di piazza Tahrir insistono nel chiedere che il rais se ne vada e si prepararono a una lunga resistenza. Hanno piantato le tende e non andranno via fino alle dimissioni del presidente.

«Resteremo qui fino a quando non se ne andrà». L'82enne Mubarak, che finora ha bocciato la richiesta di mettersi da parte sostenendo che le sue dimissioni potrebbero provocare il caos, ha provato a concentrarsi sul ripristino dell'ordine. Ma si sono visti ben pochi progressi. E un importante edificio governativo (il Mugamma, divenuto negli anni il simbolo del pesante fardello che la burocrazia impone agli egiziani, nella loro vota quotidiana) che si affaccia proprio su piazza Tahrir, è rimasto chiuso: i dimostranti hanno creato una lunga catena umana, bloccandone tutti gli accessi ai dipendenti, ma anche ai semplici cittadini. In piazza Tahrir, promettono di rimanere fino a quando Mubarak non se ne andrà. Ma finora sul fronte del dialogo, si sono visti ben pochi progressi. Gli oppositori hanno respinto come insufficienti le concessioni fatte nei colloqui, nel week-end, con il vice-presidente Omar Suleiman. Al quattordicesimo giorno di rivolta, i manifestanti, asserragliati nelle tende montate nella piazza nel cuore del Cairo, hanno trascorso sempre più numerosi un'altra notte. Alcuni appostati dentro o sotto i blindati per impedire che i veicoli dell'esercito si muovessero. Una coppia che si è sposata oggi si è fatta fotografare in piazza con lo sfondo dei carri armati.

Banca centrale lancia asta per 2,5 miliardi di dollari. La riapertura della Borsa è stata rimandata a domenica. La Banca centrale egiziana cercherà di vendere oltre 15 miliardi di sterline (valuta locale), pari a 2,5 miliardi di dollari, in titoli del Stato a breve termine. È un test importante per la tenuta finanziaria del paese. Proprio ieri, intanto, le banche hanno riaperto per la prima volta dopo una settimana, seppure con orario ridotto: i clienti hanno potuto di nuovo accedere ai conti, con la sterlina egiziana, solo lievemente indebolita dopo le violente proteste. Stamane il quartiere degli affari del Cairo sembrava decisamente tranquillo, con la polizia stradale e i soldati in strada ma rilassati. Il Paese si prepara così ad affrontare un prova di fiducia nel mercato.

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Tags Correlati: Africa del Nord | Ahmed Fathi Sorur | Ali Khamenei | Barack Obama | Coordinamento nazionale per il cambiamento e la democrazia | Corte di Cassazione | Fox News | Google | Hosni Mubarak | Iran | Maghnia | Medio Oriente | Mohamed Bouazizi | Mugamma | Omar Suleiman | Polizia Stradale | Serri Seyan | Stati Uniti d'America

 

Obama: l'Egitto non tornerà indietro. Domenica sera Barack Obama è tornato a ribadire che l'Egitto non tornerà indietro: in un'intervista alla conservatrice Fox News, il presidente americano ha sostenuto che gli Usa non intendono dettare al presidente egiziano cosa deve fare, ma inequivocabilmente suggeriscono che è giunto il momento di cambiare (tra l'altro, il settimanale Spiegel, rivela che i piani americani per favorire l'uscita di scena di Mubarak prevedono il suo ricovero in una lussuosa clinica di Baden-Baden).

L'Islam sunnita: l'Iran con noi non c'entra. Intanto Al-Azhar, il massimo centro dell'Islam sunnita, scende in campo contro l'Iran, che ha sollecitato una svolta khomeinista per la rivolta egiziana. In un comunicato diffuso nella notte, la prestigiosa università che ha sede al Cairo ha condannato con forza le parole dell'ayatollah Ali Khamenei, la suprema guida religiosa iraniana, il quale aveva detto che l'ondata di insurrezioni nei Paesi arabi è il sintomo di un «risveglio islamico» ispirato alla rivoluzione di Khomeini del 1979.

Arrestati 157 detenuti evasi. La polizia egiziana ha arrestato 157 detenuti evasi da alcune prigioni nei giorni scorsi, mentre il paese era in preda al caos e alle violenze divampate in seguito alle manifestazioni anti-regime. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Mena, citando una fonte della sicurezza e precisando che gli arresti sono avvenuti in 21 governatorati diversi, e che sono state recuperate 147 armi trafugate. L'agenzia riferisce inoltre che la caccia agli evasi continua.

La Cassazione dichiara ineleggibili 480 deputati. La Tv di stato egiziana ha dato notizia che la Corte di cassazione ha dichiarato «ineleggibili» 480 dei deputati entrati a far parte dell'Assemblea del popolo dopo le elezioni parlamentari dello scorso dicembre e i ricorsi presentati da centinaia di non eletti. Altre fonti, confermando l'informazione, forniscono tuttavia numeri diversi, parlando di 420 o 450 deputati. L'agenzia ufficiale Mena riferisce dal canto suo che questa mattina il presidente Hosni Mubarak ha avuto una riunione con il presidente della Corte di Cassazione, giudice Serri Seyan, alla presenza del vice presidente Omar Suleiman e del presidente del Parlamento Ahmed Fathi Sorur.

Presto libero il dipendente di Google attivista della protesta sul web. C'è un cauto ottimismo sulle sorti di Wael Ghonim, membro del team Google in Medio Oriente e web-attivista simbolo della protesta contro Mubarak in Egitto. Si erano perse le sue tracce il 28 gennaio, tre giorni dopo la prima manifestazione di massa a piazza Tahrir, ma - stando alle ultime ricostruzioni della stampa americana - il giovane dovrebbe essere rilasciato dalle autorità egiziane oggi pomeriggio. Ghonim era evidentemente finito nella cerchia di dissidenti che le forze dell'ordine hanno chiuso in cella nei primi giorni della rivolta, nel tentativo di sedare i moti delle ultime due settimane. Responsabile marketing per Medio Oriente e Nord Africa del colosso di Mountain View, Ghonim aveva contattato i familiari l'ultima volta il 28 gennaio, poco dopo uno dei suoi ultimi post sulla seguitissima pagina Twitter @ghonim, che aveva alimentato un certo timore: «Pregate per Egitto. Molto preoccupato perché sembra che il governo stia programmando crimini di guerra per domani contro la popolazione. Siamo pronti a morire #25 Gen». Da allora Ghonim è diventato una sorta di leader, 'portavoce' simbolico del Movimento 6 Aprile in prima linea nella rivolta di piazza della Liberazione.

Il governo dell'Algeria non autorizza marcia oposizione del 12 febbraio. La prefettura di Algeri ha respinto la richiesta di una marcia dell'opposizione il 12 febbraio ad Algeri e ha proposto in alternativa ai suoi organizzatori di tenere la manifestazione in una delle grandi sale della capitale. "Sulla scorta del regolamento in vigore, la richiesta è stata bocciata", ha annunciato la prefettura in un comunicato. La manifestazione può avere luogo in «una delle tante sale della capitale, compresa la cupola del complesso olimpico Mohamed Boudiaf che ha una capacità di 10.000 posti», ha aggiunto, citata dall'agenzia Aps. Il Coordinamento nazionale per il cambiamento e la democrazia (Cncd), che comprende opposizione e società civile, nato sulla scia delle rivolte contro il caro-vita a inizio gennaio, ha indetto una marcia per sabato ad Algeri per chiedere la revoca dello stato di emergenza, in vigore dal febbraio 1992 e un "cambiamento del sistema".

Sventati due suicidi con il fuoco. Altre due persone hanno tentato di darsi fuoco ieri in Algeria, oltre all'uomo che si è cosparso di benzina durante una manifestazione di disoccupati davanti al ministero del lavoro ad Algeri. A Tlemcen, nell'ovest, riporta la stampa algerina, un disoccupato di 48 anni si è cosparso di liquido infiammabile davanti alla sede della wilaya (prefettura) della regione. Era stato licenziato poco tempo fa, dopo aver lavorato per anni come impiegato nel comune di Maghnia.
Ad Annaba (est), un giovane di 30 anni, commesso in un negozio di chiavi, ha compiuto lo stesso gesto davanti al palazzo comunale. Entrambi sono stati bloccati dagli agenti di sicurezza. Sono ormai una ventina le persone che nelle ultime settimane hanno tentato di darsi fuoco in Algeria, imitando il gesto di Mohamed Bouazizi, il venditore ambulante divenuto il simbolo della rivoluzione tunisina.

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