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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2011 alle ore 13:51.
Il Pdl frena sull'ipotesi di un decreto da sottoporre al Colle per fermare le intercettazioni. E spunta la strada di un ricorso a Strasburgo per la presunta violazione della privacy subita dal premier Silvio Berlusconi nel caso Ruby. All'indomani dell'ufficio di presidenza convocato ieri dal Cavaliere che è tornato ad attaccare i giudici milanesi, lo stop deciso a un intervento d'urgenza sulle intercettazioni arriva dal capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. «Sull'esistenza di un decreto sulle intercettazioni - dice - ieri si è creato un equivoco, non mi risulta ci sia un decreto tantomeno da presentare al presidente della Repubblica, c'è un disegno di legge che è in uno stadio avanzato dei lavori parlamentari».
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Torna l'ipotesi di un ricorso alla piazza
Insomma, per ora la maggioranza mette la sordina alla strada di una legge bavaglio per bloccare l'uso e la pubblicazione delle intercettazioni, ma resta invece sul tavolo la possibilità di un ricorso alla piazza, che era sembrata invece tramontare nei giorni scorsi. È lo stesso Cicchitto ad aprire nuovamente la porta a un simile scenario. «Questo lo vedremo dopo», risponde a chi gli chiede se il Pdl sta pensando a una manifestazione per rispondere ai pm di Milano che hanno chiesto il rito immediato per Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile nel caso Ruby. «L'iniziativa dei magistrati di Milano contro Berlusconi - prosegue Cicchitto - è marcata da un evidente fumus persecutionis e da un uso politico della giustizia, perciò intendiamo sviluppare iniziative politiche. E anche la difesa di Berlusconi avvierà tutte le iniziative per sottolinearlo. Questo può anche implicare atti alla Camera e alla Corte Costituzionale».
Frattini: possibile un ricorso alla corte europea di Strasburgo
Tra le possibili contromosse al vaglio della maggioranza per difendere Berlusconi si fa strada poi anche un'altra arma: il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'Uomo. A ventilarla è il ministro degli Esteri, Franco Frattini a margine di una cerimonia a Villa Madama. «C'è una violazione della privacy che può essere portata non solo davanti a un tribunale italiano, ma anche alla Corte europea di Strasburgo». Frattini sottolinea anche che l'idea del premier di fare causa allo Stato «non è un rimedio straordinario. Quando un cittadino si sente danneggiato si rivolge al giudice competente per ottenere tutela».