Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 16 febbraio 2011 alle ore 09:27.
I paracadutisti della brigata Folgore tornano in Afghanistan due anni dopo la loro prima missione nel Paese asiatico. Ad aprire la strada hanno provveduto nei giorni scorsi i militari del 186° reggimento di Siena, reparto che nel 2009 era schierato a Kabul dove il 17 settembre subì l’attentato nel quale un’autobomba distrusse due veicoli blindati Lince uccidendo sei paracadutisti. Il reggimento costituì l’ultima task force da combattimento italiaa dislocata nella capitale afghana poiché dal 2010 tutte le forze nazionali sono concentrate nell’Ovest. Nella nuova missione il 186° ha rilevato gli alpini del Settimo reggimento nei distretti di Gulistan, Bakwa e Por Chaman, senza dubbio l’area più calda del settore occidentale posto sotto il comando italiano (Regional Command West)
I distretti orientali della provincia di Farah, ai confini con Helmand, sono stati consegnati agli alpini dalle truppe statunitensi e georgiane a inizio settembre dell’anno scorso e da allora in questa zona sono stati uccisi sei dei sette caduti registrati dal contingente italiano negli ultimi sei mesi. I 500 paracadutisti del colonnello Lorenzo D'Addario, che da ieri costituiscono la Task Force South East, ereditano un settore ad elevata presenza di insorti i quali controllano gran parte del territorio dove sono stati rilevati numerosi tiratori scelti talebani.
Un settore che per i talebani costituisce la naturale retrovia del fronte di Helmand, dove le truppe statunitensi e britanniche del Regional Command South West hanno intensificato le offensive. Indispensabile quindi uno stretto coordinamento tra i nostri militari e gli alleati che, pur operando sotto comandi diversi, combattono le stesse bande talebane. In 167 giorni di missione in questo settore gli alpini del colonnello Paolo Sfarra hanno rafforzato le basi di Camp Lavaredo, Ice e Snow creando una rete di rapporti con la popolazione che ha permesso di consegnare aiuti umanitari nei villaggi più poveri e di riaprire il bazaar di Bakwa, che i talebani fecero chiudere mesi or sono. Ai paracadutisti spetterà il compito di contrastare gli attacchi avversari che in estate si fanno solitamente più intensi e allargare l’area sotto il controllo delle forze alleate puntando a garantire la sicurezza alla strada che conduce a Farah City e alle aree abitate impiegando anche i primi reparti regolari afghani di esercito e polizia recentemente affluiti a Bakwa. Tra circa un mese l’intera brigata paracadutisti, guidata dal generale Carmine Masiello, affluirà in Afghanistan per avvicendare gli alpini della brigata Julia. Per alcuni reparti si tratta di riprendere le attività nelle stesse aree presidiate due anni or sono. Il 183° reggimento Nembo di Pistoia tornerà a nord, tra le montagne intorno a Bala Murghab, dove i parà del colonnello ;Marco Tuzzolino hanno combattuto le battaglie più aspre tra quelle sostenute finora dagli italiani in Afghanistan uccidendo alcune centinaia di talebani. Anche il 187° reggimento tornerà a Farah City presidiando la parte centrale di quella provincia mentre i genieri paracadutisti dell’8° reggimento verranno assegnati per compagnie ai reparti da combattimento con il compito prioritario di neutralizzare gli ordigni esplosivi improvvisati seminati lungo le strade dagli insorti.