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Questo articolo è stato pubblicato il 18 febbraio 2011 alle ore 16:32.
Si parla di almeno 84 morti in tre giorni, oscurato il web. Ancora una giornata ad altissima tensione in Nord Africa. In particolare in Libia. Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro un corteo funebre a Bengasi, nell'est del paese, uccidendo almeno 15 persone e facendo decine di feriti, stando a quanto riferisce sul suo sito web l'emittente panaraba Al Jazira. Un ormai noto esule libico in Svizzera, basandosi su informazioni raccolte in Libia, ha sostenuto che vi sono due «città libere»: «il potere è passato al popolo» ad Al Baida e a Derna, ha detto all'Ansa Hassan Al Jahmi, il promotore dell'«appello alla Giornata della collera» su Facebook che conta quasi 30 mila simpatizzanti.
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Incendiata la sede della radio a Bengasi
In serata è arrivata la notizia che i manifestanti hanno incendiato la sede della radio locale a Bengasi, seconda città della Libia, dopo il ritiro delle forze che garantivano la sicurezza dell'edificio. I manifestanti hanno in seguito fatto irruzione nella sede della radio e l'hanno incendiata. Una fonte ufficiale ha confermato la notizia.
Il bilancio degli scontri
Sono almeno 41 i morti dall'inizio delle proteste anti-Gheddafi. Secondo l'edizione on line del quotidiano Oea, vicino a Seif al-Islam, 20 cadaveri sono state seppelliti oggi a Bengasi, mentre a Derna, nell'est del Paese, ne sono stati seppelliti cinque e due vittime sono ancora nell'obitorio dell'ospedale. Con i 27 morti nell'est del paese il numero complessivo delle vittime sale a 41, secondo un conteggio effettuato da diverse fonti locali.
Londra revoca le esportazioni di materiale a rischio verso Libia e Bahrein
La Gran Bretagna intanto ha annunciato l'annullamento di 44 contratti di esportazione di materiali di sicurezza verso il Bahrein e di 8 contratti verso la Libia. La decisione è stata giustificata con il timore che questo materiale possa essere utilizzato contro i manifestanti in questi due Paesi. La decisione è stata presa dopo la conclusione dell'inchiesta del ministero degli Esteri che aveva lo scopo di verificare tutte le esportazioni verso paesi come il Bahrein e La Libia e rivedere le procedure. Negli ultimi nove mesi almeno 250 cartucce di gas lacrimogeno e altri materiali anti-sommossa sono stati esportati in Bahrain, ha confermato il ministero. Armi e materiale non specificato sono state esportate anche in Libia