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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2011 alle ore 08:57.
Libia sempre più nel caos. La rivolta popolare contro il regime di Gheddafi è esplosa anche nella capitale, Tripoli, dove è stato dato alle fiamme il palazzo del Parlamento. Migliaia di persone si sono radunate sulla Piazza Verde, ma le forze militari del regime hanno aperto il fuoco, anche attraverso bombardamenti con l'aviazione. Secondo la televisione panaraba Al Jazira i morti sarebbero oltre 250, ma il bilancio è ovviamente provvisorio e destinato a salire.
L'aviazione militare avrebbe bombardato i manifestanti anti-governativi che si dirigevano verso una base dell'esercito. Secondo le testimonianze riportate da Al Jazira i manifestanti intendevano procurarsi delle munizioni, ma sarebbero stati attaccati dall'aviazione prima di poter raggiungere la base militare.
Dopo gli aerei libici atterrati nel pomeriggio a Malta, sono state dunque innalzate le misure per la difesa aerea italiana. Allertati al «massimo livello di prontezza» gli Stormi dell'Aeronautica militare di Trapani e Gioia del Colle (Bari), da cui partono i caccia che hanno il compito di intercettare velivoli entrati senza autorizzazione nello spazio aereo nazionale, hanno fatto sapere dall'Aeronautica. Sia da Gioia del Colle (con gli Eurofighter) che da Trapani (con gli F-16), tutti gli equipaggi sono così pronti a decollare immediatamente, se necessario, per neutralizzare eventuali minacce aeree.
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Ulteriori misure potranno essere valutate nel prossimo futuro a seconda dell'evoluzione del rischio. «Il livello di attenzione degli aeroporti e delle basi aeree può essere modificato, e quindi innalzato, a discrezione del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Questo è stato fatto, ma non è nulla di più di quanto avviene per casi meno eclatanti», ha detto ad Abu Dhabi, dove si trova in visita ufficiale, il ministro della difesa Ignazio La Russa. «Anche gli spostamenti di aerei ed elicotteri - ha aggiunto il ministro - possono essere decisi spontaneamente dal Capo di Stato Maggiore».
Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon,ha parlato oggi, a lungo, con il leader libico Libia, Muammar Gheddafi, chiedendogli di cessare ogni violenza. Lo si legge in una nota diffusa dalle Nazioni Unite. Il documento non precisa se il colonnello si trovi ancora in Libia. E nel pomeriggio il vice-ambasciatore libico all'Onu ha invocato un intervento internazionale contro quello che ha definito «un genocidio» perpetrato dal regime di Tripoli e ha chiesto che venga istituita una no fly zone su Tripoli. Lo ha riferito la Bbc nel suo sito. Secondo l'emittente britannica l'intera delegazione libica presso le Nazioni Unite ha chiesto un'azione internazionale.
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