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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 20:09.

Nel cuore di Cernobyl 25 anni dopo. Nella foto l'ingresso alla zona di esclusioneNel cuore di Cernobyl 25 anni dopo. Nella foto l'ingresso alla zona di esclusione

Ultime istruzioni prinma di entrare con l'ingegnere Aleksandr Evgenevic Scripov, piccolo e con i baffetti da amatore. Non toccare nulla. Non appoggiarsi alle pareti. Attenzione agli ostacoli nascosti, attensione a non inciampare e cadere nella polvere.
Spiega Holoscia: «Per costruire il sarcofago che racchiude i reattore 4 erano serviti sei mesi. Serviva (e serve) per proteggere l'ambiente dalla dispersione continua di polveri radioattive, ma anche per proteggere gli addetti agli altri tre reattori».
Le unità 1, 2 e 3 infatti hanno lavorato ancora a lungo, hanno prodotto elettricità fino al 2000 quando l'Unione europea e il G7 hanno chiesto all'Ucraina di fermare anche l'ultima delle quattro macchine e di spegnere anche la centrale nucleare di Rovno (Rivne in ucraino), offrendo a Kiev un incentivo di 65 milioni di euro per dare al paese le fonti alternative di energia.

Furono coinvolte nella "liquidazione" 600mila persone, 300mila delle quali ucraini, come i militari del periodo sovietico (stima: 100mila invalidi). Quanti morti ufficialmente? «Dapprima, i conti sovietici avevano detto 13 persone morte per irraggiamento. Poi ne sono state riconosciute 240. Erano statistiche dei tempo dell'Urss», ricorda Holòscia. «Oggi i medici parlano di 5mila persone registrate come morti attribuibili alla catastrofe».
Specifica Jean-Paul Joulia della Commissione Ue: «Il nostro è solamente un progetto per la sicurezza nucleare. Noi non promuoviamo il nucleare».

Centrale di Cernobyl, ore 14, nel sarcofago, radioattività 0,9.
Dentro alla centrale. Una scala fino al primo priano, dove l'ingegner Scripov, in una stanza, preleva una torcia con una grande batteria da portare a tracolla.
La porta d'ingresso al sarcofago è blindata, un occhio nasconde una telecamera per il controllo del viso e c'è da comporre una combinazione su una tastiera.
Si apre un corridoio senza finestre, di cemento grigio, il cui soffitto è percorso da fasci di condutture coperte di coibentazione grigia, illuminato da tubi fluorescenti.
C'è gente - mascherina, guanti ed elmetto - che cammina su quel corridoio. Non passa minuto che qualche porta si apre e ne entra o esce qualcuno, in genere coppire di persone.
Ogni tanto, scorci su corridoi laterali bui, ciechi di cemento, con impianti, tubazioni, manometri.

Sulle pareti grigie mani diverse hanno scritto nei decenni indicazioni a gesso, a pennarello, a matita. Per esempio, la freccia con "vihod", uscita.
Sulla destra del corridio, in fondo, una porta.
L'ingegner Scripov la apre.

Centrale di Cernobyl, ore 14,15, dentro al sarcofago, nella sala controllo dell'incidente, radioattività a 0,8
La Storia, quella con la esse maiuscola, la Grande Storia, è qui. Pare così anonima e banale. Qui, in questa stanza di cemento armato, nera senza luci e senza finestre, in questa catacomba della tecnologia che va illuminata con la torcia, all'una di notte del 25 aprile cercavano di fare la pazzìa di provare a vedere come si comportava l'unità 4 in caso di fermata per avaria.

Un'avaria provocata, in questo caso.
Era una prova già tentata (con successo) sull'unità 3, adiacente.
Questa volta, non riuscì l'esperimento.
Somma di errori umani in sequenza impressionante.
Il primo errore, è il reattore. Il modello ad acqua bollente Rbmk 1000 (cioè nella versione da mille megawatt) è istabile alle basse potenze. Quando va piano, l'acqua (che traversa il nòcciolo per andare alle turbine sotto forma di vapore) gira più lentamente: non riesce a estrarre tutto il calore sviluppato dalla reazione atomica. Con la dilatazione del calore, la grafite che controlla e modera la reazione diventa più "vuota" e frena peggio, così la reazione aumenta di intensità e la temperatura aumenta la dilatazione della grafite. (Questa è solamente una delle cause).

Questi reattori non si costruiscono più.
Il secondo errore, la progettazione della centrale senza copertura blindata. Il tetto della centrale è un normale tetto a capriate di un normale capannone industriale. Fiducia nella perfettissima tecnologia sovietica: dopotutto, noi abbiamo mandato Iuri Gagarin nello spazio e gli Sputnik e i Vostok.
Queste centrali non si costruiscono più.
E poi la voglia di sperimentare come si comporta il reattore in caso di fermata.
L'esperimento avrebbe dovuto compiersi il giorno prima, il 25 aprile, giorno del patrono san Marco quando i veneziani donano alla loro amata un bocciòlo di rosa e quando l'Italia festeggia con ambiguità la liberazione.

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