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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 13:35.
PARIGI - Più che numero due del Governo il nuovo uomo forte della politica francese, Alain Juppé, sembra occupare l'inesistente carica di vice presidente. A lui Nicolas Sarkozy ha infatti affidato non solo i gravosi compiti di ridare lustro all'appannata politica estera del Paese e slancio all'Esecutivo ma anche – soprattutto – quello di ridare lustro e slancio a lui, a un inquilino dell'Eliseo che a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali è storicamente impopolare. Una sorta di mission impossible, insomma. Che dà appunto a Juppé un ruolo ben superiore a quello, pur rilevantissimo, che ha nella gerarchia governativa.
A 65 anni superbamente portati, questo personaggio di lungo corso della scena politica francese (divorziato e risposato con una giornalista) sembra d'altronde l'unico a poter almeno provare a raggiungere gli obiettivi che gli sono stati assegnati.
Il 14 novembre scorso, in occasione del precedente rimpasto, Sarkozy aveva parlato di un Governo di professionisti. Che, a distanza di appena tre mesi e mezzo, si è rivelato essere un Governo di dilettanti.
Con la sola eccezione proprio del professionista Juppé, che dal suo dicastero della Difesa ha in realtà invaso altri campi, dando l'impressione di essere l'unico ad avere il dinamismo e la chiarezza di idee necessarie.
Diploma a 17 anni, brillante studente della Normale Sup e dell'Ena, ispettore della Finanze a 27 anni, Juppé è sempre stato un professionista. E un politico coerente e fedele, altra caratteristica non diffusissima nella categoria.
Diventato collaboratore di Jacques Chirac nel 1976, a 31 anni, non l'ha mai abbandonato. Neppure durante il processo per lo scandalo dei fittizi impiegati del Comune di Parigi (27 funzionari del partito neogollista Rpr stipendiati dal municipio ai tempi in cui Chirac era sindaco e lui assessore alle Finanze) che nel dicembre 2004 gli è costato un anno di ineleggibilità. Che Juppé ha passato da docente alla Scuola nazionale di amministrazione del Québec, a Montreal. E a scrivere il libro "Francia, il mio Paese. Lettere di un viaggiatore", in cui parla di sé come di una persona più saggia, meno ambiziosa.
Meno arrogante, anche. Meno supponente. Meno esibizionista della propria, indubbia, intelligenza. Perché questi erano i principali difetti del Juppé d'antan. Quello dei primi anni 90, quando la sua carriera sembrava inarrestabile: presidente del Rpr, ministro degli Esteri, capo del Governo.