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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 17:36.
Lui non ha fatto altro che prendere il discorso alla nazione di Gheddafi, metterci un po' di musica da discoteca, ritmare un minimo le invettive del Colonnello ("Li staneremo come ratti! Porta a porta! Casa per casa!") e inserire donne poco vestite (anche se a ben vedere la donna è una sola). Il tempo di mettere quel montaggio su YouTube (titolo: "Zenga Zenga", che vuol dire strada per strada) ed ecco che, nel giro di pochi giorni, più di un milione di persone l'ha visto, commentato, cliccato, diffuso.
Tanto da spingere il più importante quotidiano israeliano, lo "Yedioth Ahronoth", a scrivere che la canzone è stata adottata come inno da parte dell'opposizione libica. A fare tutto questo è stato Noy Alooshe. Un ragazzo di 31 anni, lontane origini tunisine, giornalista, animatore e musicista di passaporto israeliano. Nel suo Paese Noy è abbastanza famoso, grazie anche alla sua band "Hoveveyzion". Nel mondo lo sta diventando in questi giorni. La sua stanza, piena di cd musicali, testimonia la sua passione per la musica. Ma anche la sua cultura in materia. «Non mi è stato difficile prendere quel discorso delirante di Gheddafi e ritmarlo in modo che risultasse orecchiabile e divertente», racconta il ragazzo.
Noy, il tuo video è stato visto da più di un milione di persone.
«Sì, con mia grande sorpresa. Anche perché è partito tutto come uno scherzo. Non pensavo davvero a tutto questo successo».
Perché, secondo te, il video ha fatto il giro del mondo?
«Sicuramente grazie a Gheddafi e alla sua follia. Ma anche perché il lavoro ha funzionato sui social network, Facebook e Twitter su tutti. Se così non fosse stato, il video avrebbe fatto al massimo iò giro d'Israele».
L'opposizione libica sembra aver adottato questa clip. Che ne pensi?
«Vediamo quanto dura. Non posso che essere contento. Ma è anche vero che da quando hanno scoperto che a farlo è stato un israeliano di religione ebraica diciamo che l'entusiasmo si è smorzato».
Ecco, hai ricevuto un sacco di commenti e critiche a proposito della tua nazionalità.
«Sì. Mi hanno scritto non solo dalla Libia, ma anche dall'Egitto, dal Bahrein, dalla Tunisia e dall'Iraq. Se i primi commenti sono stati entusiasti, quelli successivi, invece, hanno seguito le solite divisioni tra ebrei e musulmani. Qualcuno mi ha anche minacciato. Un egiziano mi ha persino scritto: "Io ti odio perché sei israeliano, ma hai fatto un remix fantastico"».