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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 08:38.

Uno è grasso e impetuoso, l'altro è basso e calvo. Chris Christie e Mitch Daniels non hanno esattamente il phisique du role del tradizionale candidato presidenziale americano. Non sono belli, prestanti, telegenici. Christie sembra uno dei protagonisti del telefilm i Soprano, anche se da procuratore ne ha messi dentro più d'uno di mafiosi veri. Daniels sembra un travet di provincia, anche se ama attraversare le grandi pianure del midwest in Harley Davidson.
Christie è governatore del New Jersey. Daniels guida l'Indiana. Christie è un ex procuratore. Daniels è stato l'uomo del budget di George W. Bush. Oggi sono i due più improbabili e inaspettati eroi politici della destra repubblicana che prova a elaborare una strategia credibile per affrontare il presidente Obama nel novembre 2012.
Sono eroi per caso, i due. Gli editorialisti conservatori di ogni sfumatura ideologica, da George Will a Charles Krauthammer a David Brooks, stravedono per l'uno o per l'altro. Anche gli avversari sono comuni e di peso: Paul Krugman, innanzitutto, che a Daniels rinfaccia gli anni con Bush. I loro nomi circolano con grande insistenza, tra i possibili candidati alla presidenza il prossimo anno. Le copertine dei magazine si sprecano. I riflettori sono accesi. Gli altri aspiranti repubblicani annoiano, Sarah Palin a parte. Christie e Daniels sono the talk of the town, i due di chi si parla.
Le rivolte in Medio Oriente e il ritorno della politica estera non giocano a favore dei due governatori, perché non hanno esperienza sulle questioni di sicurezza nazionale. Ma se il ciclo elettorale del 2012 si giocherà sull'economia, sul mettere a posto i conti, sul dire la verità sul rischio bancarotta, Christie e Daniels si giocheranno la partita. Entrambi negano intenzioni presidenziali, ma mai in modo perentorio. Tra i due è più facile che scenda in campo Daniels di Christie. Ma mai dire mai con Christie.
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Nessuno dei due parla di temi sociali, di aborto, di matrimonio gay, di diritto a portare le armi. Non sbraitano contro Obama, anzi si augurano che il presidente non fallisca (Christie). Non sono interessati ai test di purezza ideologica, quella è roba da martiri che si fanno saltare in aria (Daniels). Christie mette in dubbio uno dei caposaldi del pensiero conservatore, l'eccezionalismo americano: «Pensare che siccome siamo eccezionali tutto si aggiusterà non rientra nell'eccezionalismo americano. Rientrano, semmai, il coraggio di fare la cosa giusta e la volontà di farla durante un periodo difficile come questo». Daniels sfida le star radiofoniche e televisive del mondo conservatore, spiegando agli attoniti partecipanti di una convention politica di Washington che per le grandi riforme di cui ha bisogno l'America servono grandi maggioranze che includano anche chi non si sintonizza su Rush Limbaugh, Glenn Beck e Laura Ingraham.
Christie e Daniels non ammaliano gli elettori con la promessa di ridurre le tasse. I conti vanno messi a posto. Con i tagli alla spesa, riducendo gli sprechi e magari anche aumentando le imposte. I due, insomma, si presentano come anti Sarah Palin e anti Tea Party, anche se il rigore contro gli impiegati statali, la lotta contro i sindacati della scuola e l'accortezza di bilancio piacciono all'ala libertaria della Right Nation.
La spacconeria di Christie ormai è leggendaria. Le sue performance pubbliche generano fenomeni virali su YouTube. Il governatore sfida i sindacati, gli insegnanti, chiunque non voglia riconoscere la drammaticità della situazione economica. I conti non tornano, spiega Christie. La soluzione è aumentare l'età pensionabile, ridurre la copertura sanitaria del Medicare e del Medicaid. Daniels, senza giri di parole, ha definito la situazione contabile americana come la nuova «minaccia rossa», colorata non dal colore dei comunisti sovietici, ma dall'inchiostro rosso dei bilanci in perdita. La soluzione è identica a quella di Christie.
Di questi argomenti non parla nessuno, se non per negare l'emergenza. Proporre tagli alle pensioni e alla sanità non porta voti. Obama aspetta che ne parlino i repubblicani. I repubblicani attendono il presidente. Christie e Daniels si sono ritagliati il ruolo dei grilli parlanti. Ma non si limitano a parlare e basta. Il governatore Christie rifiuta di rimandare al suo successore i problemi di bilancio e taglia senza pietà. All'opposizione che protesta e minaccia di bloccare le attività statali, dice che non resterà asserragliato nel palazzo, ma andrà a casa, ordinerà pizza e birra, guarderà i Mets in tv e tornerà solo quando quelli gli comunicheranno di voler tornare a lavorare. In Indiana, Daniels ha ridotto spese e tasse e trasformato il copioso debito statale in un eccezionale surplus di bilancio.
Il governatore repubblicano del Wisconsin Scott Walker, impegnato in una battaglia all'ultimo sciopero con i sindacati pubblici, considera Daniels un modello e Christie un amico. Christie definisce «anima gemella» il collega democratico di New York, Andrew Cuomo, anche lui impegnato in una campagna sui tagli e per il pareggio di bilancio. Cuomo smussa gli angoli. A Walker la situazione è scappata di mano e il Wisconsin è fermo sulla proposta di tagliare stipendi e benefit agli impiegati statali e di cancellare la contrattazione collettiva. Daniels e Christie sono più efficaci. Daniels, in Indiana, ha cancellato la contrattazione collettiva qualche anno fa, senza scontri sociali. Christie, in New Jersey, ai 7500 pompieri che lo fischiavano perché stava per tagliargli le pensioni, prima ha detto che forse avevano bevuto un goccetto di troppo a pranzo e, poi tra i furiosi buuu degli astanti, ha detto: «Be', tutto qui? Da voi mi aspettavo di più».
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