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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 11:08.

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Il guardasigilli: non ci sarà appello se assolti in primo grado
Alfano ha poi annunciato che il riassetto conterrà anche l'inappellabilità per le sentenze di assoluzione in primo grado. «Il cittadino che viene prosciolto in primo grado non potrà essere più processato in appello per lo stesso reato. È sempre ammesso l'appello contro una condanna, ma non è permesso per chi ha il proscioglimento in primo grado».

Undici leggi ordinarie per attuare la riforma
Dal canto suo il premier ha evidenziato come saranno necessarie dieci leggi per dare completa attuazione al riassetto e che cammineranno singolarmente in Parlamento: 1) seprazione delle carriere; 2) organizzazione degli uffici dei pm; 3) istituzione dei due Csm (legge elettorale, componenti dei Consigli, etc.); 4) istituzione della Corte di disciplina; 5) i criteri di trasferimento dei magistrati da parte dei Csm in caso di sedi vacanti; 6) rapporti fra pm e polizia giudiziaria; 7) criteri per l'esercizio dell'azione penale (i criteri saranno indicati dal parlamento); 8) inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado; 9) nomina elettiva dei magistrati onorari; 10) responsabilità civile dei magistrati. In realtà nell'elenco poi fornito da Alfano («le presenteremo quanto prima in Parlamento») spunta anche un undicesimo ddl di modifica dell'ordinamento giudiziario.

Berlusconi: è punto di svolta, non è contro nessuno
Durante la riunione il premier si è anche soffermato sui numeri in parlamento assicurando nuovi ingressi a puntello della maggioranza: l'obiettivo resta quota 330 che il Cavaliere si è detto sicuro di poter raggiungere in breve tempo. Ma l'attenzione e la grinta di Berlusconi sono tutti per l'ok alla riforma. «È dal 1994 che volevo questa riforma, è la nostra bandiera», è il ragionamento sviluppato dal premier, «e finalmente riusciamo a realizzare un punto fondamentale del nostro programma. Berlusconi è poi tornato ad assicurare che la riforma non ha nulla a che fare con i processi che lo vedono imputato (ben quattro in questo momento: Mills, Mediaset-diritti tv, Mediatrade e Ruby). «È un riassetto organico, di prospettiva e di profondo cambiamento che non ha nulla a che fare con i processi in corso».

Un lungo applauso accoglie l'ok alla riforma in Cdm
È bastata così un'ora e mezza per licenziare quella che Berlusconi stesso aveva definito nei giorni scorsi una riforma «epocale». La riunione del Cdm è infatti cominciata con un leggero ritardo per via di un nuovo vertice interministeriale sulla Libia che ha preceduto la riunione sulla giustizia. Il confronto è scivolato via senza intoppi e al termine dell'illustrazione il guardasigilli ha incassato un lungo applauso dal premier e dagli altri colleghi. Che hanno approvato all'unanimità il testo proposto dal ministro senza ulteriori modifiche. La soddisfazione dei componenti del governo è riassunta dalle parole del titolare dell'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, tra i primi a lasciare palazzo Chigi.«È una riforma attesa da anni, i cittadini la apprezzeranno e, se chiamati, la voteranno massicciamente», ha detto il ministro alludendo all'iter del ddl. Che, per tagliare il traguardo, dovrà superare lo scoglio parlamentare ed eventualmente anche quello di un referendum popolare confermativo.

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