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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 07:52.

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«È stata una giornata magnifica, io ne sono contento». Silvio Berlusconi affronta l'ultima tappa della lunga giornata romana di celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia – la rappresentazione del Nabucco, diretta da Riccardo Muti – ignorando le contestazioni con cui è stato accolto in serata anche all'ingresso del teatro dell'opera, dopo i molti fischi e i pochi applausi che hanno scandito dalla mattina le sue apparizioni pubbliche ai diversi appuntamenti dedicati ai festeggiamenti.

Dall'Altare della patria al Gianicolo, passando per la messa celebrata dal cardinale Angelo Bagnasco alla basilica di Santa Maria degli Angeli fino alla seduta comune del Parlamento convocata in Aula alla Camera, l'atteso 17 marzo è trascorso in un clima di festa, macchiato però dalle polemiche per le contestazioni al presidente del Consiglio e per la scarsa, anche se ampiamente annunciata, partecipazione della Lega. Per Berlusconi, la giornata non era iniziata male. Anzi. A piazza Venezia, per l'omaggio al Milite Ignoto, l'accoglienza della gente dietro le transenne è piuttosto buona: alcuni lo incitano ad andare avanti, altri scattano foto.

Il premier si lascia andare anche a qualche battuta. In particolare, assicura che andrà avanti. «Resto per difendermi; non lascio il paese in mano ai comunisti», dice sorridendo.
Al Gianicolo, invece, l'atmosfera inizia a cambiare. In particolare, emerge la netta differenza tra l'accoglienza riservata a Giorgio Napolitano, salutato con applausi e bagni di folla, e la reazione delle persone assiepate dietro le transenne quando appare Berlusconi. Partono così i primi fischi e cori. Soprattutto all'uscita, sul presidente del Consiglio si riversa una pioggia di critiche: qualcuno gli urla «dimissioni, dimissioni», un altro «bunga-bunga».

Solo un signore lo incoraggia: «Resisti, resisti». Ma è nell'appuntamento successivo, la messa a Santa Maria degli Angeli, che la contestazione sale ancora di tono. A piazza della Repubblica, la piccola folla che sfida la pioggia inizia a fischiare e a urlare all'indirizzo del Cavaliere, mentre una piccola minoranza applaude. Anche qui risulta più che evidente il contrasto con il calore dimostrato al capo dello Stato. Applausi anche per Giulio Tremonti e Angelino Alfano.

Dentro la basilica tornano a sentirsi applausi, ma anche fischi, Calderoli sostiene che qui Berlusconi è stato «il più applaudito», mentre fuori dal portone qualcuno continua a gridare e invitare il premier alle dimissioni. Tanto che il presidente del Consiglio e il suo staff decidono di lasciare la basilica, al termine della cerimonia, da un ingresso laterale, passando dalla sagrestia. Tutte le altre autorità escono, al contrario, dall'ingresso principale, tra gli applausi della gente.

«Peggio per lui», dichiara laconicamente Bossi. A chi ha avuto modo di parlargli, Berlusconi non ha nascosto di essere stato molto colpito e dispiaciuto. Il premier si sarebbe mostrato rammaricato perché ciò è avvenuto nella giornata di festeggiamenti solenni per i 150 anni dell'unità d'Italia. «Almeno oggi, avrebbero potuto evitare...», si sarebbe sfogato. Il suo ottimismo non è però scalfito. Resta convinto che il centro-destra prevarrà anche nelle prossime elezioni. «Come nel '94 non lasceremo il paese ai comunisti», ribadisce.

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