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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 09:23.

TOKYO. A mezzogiorno la situazione ai reattori di Fukushima «non migliora ma non peggiora», parola delle autorità giapponesi. Nel pomeriggio la valutazione del disastro viene però portata dal livello 4 a 5, lo stesso di Three Mile Island. In serata la stessa Nuclear Industry Safety Agency segnala qualche progresso nella battaglia di idranti mobili e sforzi frenetici per accelerare la riattivazione di elettricità nella centrale atomica che spaventa il mondo.

Governi e opinioni pubbliche da un capo all'altro del pianeta continuano a porsi dubbi su quanto realmente stia accadendo 240 chilometri a nordest di Tokyo. Da domani avranno a disposizione un autorevole strumento di verifica: un team specializzato dell'Agenzia Internazionale dell'Energia sarà sul posto per monitorare i livelli di radioattività e gli sviluppi della situazione. È il frutto della trasferta-lampo a Tokyo del numero uno dell'Aiea, il giapponese Yukiya Amano. Al premier Naoto Kan ha rappresentato la richiesta della comunità internazionale, che vuole «più informazioni, più accurate e più rapide». Kan ha replicato - in un appello all'unità nazionale - di avere sempre «onestamente detto che la situazione rimane molto grave».

«Very serious» è anche il giudizio di Amano, che secondo indiscrezioni avrebbe in sostanza concordato l'innalzamento del livello di allarme come prova della serietà con cui Tokyo affronta il problema. Grandi titoli dei media nel pomeriggio, insomma, per qualcosa che era evidente fin dall'inizio e che appare insufficiente ai francesi, che già da giorni hanno assegnato a Fukushima il grado 6, solo uno scalino sotto l'unico evento 7 della storia, quello di Chernobyl. Altri titoli del pomeriggio hanno riguardato il presunto piano per seppellire i reattori in una specie di sarcofago di cemento e sabbia in stile Chernobyl: solo un'ipotesi che non è stata del tutto esclusa da parte giapponese, di fronte a una domanda insidiosa. A dribblare molte altre domande è stato Amano durante la conferenza stampa serale al Nippon Kisha Club, che ha deluso chi si attendeva una qualche fuoriuscita dalla gabbia delle convenzioni diplomatiche: un quarto del tempo se n'è andato in irritanti spiegazioni sui limiti istituzionali dell'Agenzia, anche sul fronte della sicurezza, che è responsabilità dei singoli Stati. Che poi Amano abbia detto che siamo di fronte a una «corsa contro il tempo», alla fine, è piuttosto ovvio. Amano ha fatto comunque la sua parte nell'indurre il governo a proclamare il suo impegno alla trasparenza e a collaborare con il team dei 4 esperti dell'Aiea. Ha poi assicurato che non si tratta di una nuova Chernobyl e ha rinviato al futuro una valutazione più ampia, compreso un eventuale impulso di modifica alle linee-guida dell'Agenzia e al suo ruolo di alta (forse un po' troppo alta) vigilanza. Guardandosi dall'avvicinarsi a Fukushima, Amano riparte stamattina con la scusa di dover preparare il rapporto per la riunione straordinaria di lunedì del board dell'Agenzia a Vienna.

Ieri il Giappone ha osservato un minuto di silenzio a una settimana dal terremoto che ha provocato, secondo un primo bilancio provvisorio, quasi 17mila vittime tra morti (che hanno superato la triste contabilità del terremoto di Kobe del 1995) e dispersi. «Noi non soccomberemo», ha detto Kan in un momento in cui resta gravissima la condizione degli sfollati nelle province settentrionali, tanto che si stanno ormai considerando trasferimenti in altre aree del paese.

L'emergenza sta moltiplicando forme di solidarietà, dalle raccolte internazionali di fondi alle donazioni aziendali fino alle iniziative spicciole individuali. «Uno dei nostri venditori vive a Sendai - racconta Marco Staccioli, che possiede a Tokyo un'azienda di distribuzione di macchinari e prodotti per autoriparazioni - Ci ha raccontano la sua odissea. Con qualche difficoltà, abbiamo inviato aiuti e altri ne manderemo: lì manca tutto, anche l'acqua è preziosissima». Qualche miglioramento si registra nei trasporti, con la riattivazione parziale di alcuni collegamenti stradali e ferroviari nella regione. Tokyo continua a temere interruzioni di energia elettrica, mentre la rete di distribuzione commerciale arranca di fronte ai fenomeni di accaparramento. Anche la logistica industriale è sotto pressione: secondo la Iata, il carburante per aerei si è ridotto a una disponibilità non superiore a 10 giorni.

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