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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 14:53.

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Sull'intervento in Libia il parlamento inglese si schiera con il governoSull'intervento in Libia il parlamento inglese si schiera con il governo

Londra – «La fase operativa per lo spiegamento di Tornado e Typhoon è già cominciata, nelle prossime ore saranno trasferiti nelle basi indicate». David Cameron si pone virtualmente alla testa della coalizione che dovrà applicare la risoluzione delle Nazioni Unite 1973 sulla no fly zone in Libia e subito si ritrova alla guida di un paese compatto. Il premier ha appena finito di parlare ai Comuni, ma non fa in tempo a sedersi che già il leader dell'opposizione Ed Miliband è in piedi, si congratula e garantisce tutto il sostegno del Labour party all'azione dell'esecutivo.

Una sola voce incerta
Senza un'increspatura, una sola voce incerta, il Parlamento inglese si schiera con il governo e fa sue le parole del premier. E tanto basta a rivoluzionare il protocollo. «Il governo – dice Cameron – presenterà in Parlamento una mozione da discutere la prossima settimana, ma sono sicuro che la Camera riconosce l'urgenza di una situazione che ci impone, sulla base della risoluzione delle Nazioni Unite, di muoverci immediatamente».
David Cameron ha precisato che le condizioni per avviare l'intervento sono tre: la reale necessità, il sostegno dei paesi della regione, la base legale. «Quanto sta accadendo, quanto è accaduto a Zawya e quanto minaccia di accadere a Bengasi confermano senza alcun dubbio che l'intervento umanitario a tutela della popolazione è una necessità. I pronunciamenti del Gulf cooperation council prima e della Lega Araba dopo assicurano il favore della regione. Non solo araba come abbiamo visto nel voto espresso ieri dai membri africani Consiglio di Sicurezza. La base legale è scritta nella risoluzione che suggerisce l'adozione di 'tutte le misure necessarie' eccetto il dispiegamento di forze sul terreno per tutelare la popolazione civile».

Il rispetto del cessate il fuoco
Nessun dubbio quindi, per David Cameron. L'imminente azione militare ha base legale, ma potrà avere luogo solo se il regime libico si rifiuterà di rispettare il cessate il fuoco che la risoluzione dell'Onu pone come prima condizione. In altre parole se l'offensiva del regime continuerà, le forze alleate potranno attaccare. L'obiettivo ha sottolineato ripetutamente il premier non è «il cambio di regime né il sostegno di una forza politica rispetto ad un'altra, ma solo la cessazione della violenza sulla popolazione». Difficile immaginare come questo possa avvenire senza un cambio di regime ma le regole della diplomazia impogono forti dosi di ipocrisia. Di questo, crediamo, e dei dettagli militari, affatto secondari in uno scenario come quello che si dispiega in Libia, David Cameron ha probabilmente parlato nei colloqui di oggi con il presidente Obama e con il presidente Sarkozy. Domani – ha confermato il premier – le forze alleata anglo-franco-americane si troveranno a Parigi in un meeting esteso anche ai paesi arabi interessati.

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