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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 15:29.

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Tornado della Raf (EPA)Tornado della Raf (EPA)

Londra – «Le squadre di Typhoon e Tornado della Raf sono in via di trasferimento verso le basi dell'Italia meridionale». Liam Fox ministro della Difesa del governo di David Cameron conferma, dopo la prima notte di operazioni militari avviate dal Regno Unito, il dispiegamento delle squadriglie di caccia britannici a ridosso degli obbiettivi e quindi sul territorio italiano.

Tornado e Typhoon inglesi hanno fino ad ora operato dalla base di Norfolk avviando quella che Air Vice Marshal Phil Osborn ha ricordato essere la più lunga operazione dell'aviazione di Sua Maestà dai giorni delle Falklands. Otto ore di volo in totale per 3500 miglia di tragitto: sono i numeri che confermano la complessità di raid che Londra vuole ora gestire dal cuore del mediterraneo.
Il trasferimento è in corso e in queste ore il premier David Cameron presiede a Downing street il Comitato Cobra che coordina le operazioni britanniche in seno all'alleanza.
Cameron, nella notte, ha voluto confermare personalmente il via ai primi raid della Raf riaffermando che avvengono «nell'ambito della risoluzione 1973» una decisione, ha voluto sottolineare, «presa anche nell'interesse del popolo britannico».

E' stato invece il Cancelliere George Osborne a ridimensionare le voci che si levano da Tripoli. Il regime di Gheddafi ha detto che 48 civili sono stati uccisi nelle prime ore di raid delle forze alleate. «Sono dichiarazioni – ha precisato il responsabile del Tesoro in un'intervista alla Bbc – da prendere con le molle, non c'è alcun elemento che le confermi. I caccia alleati hanno colpito obiettivi militari specifici». Un reportage di Reuters conferma solo la morte di 14 persone, militanti pro Gheddafi uccisi sulla strada che unisce Bengasi a Ajdabiya.

Sul senso globale dell'operazione è intervenuto anche il ministro degli esteri William Hague che ha replicato alle accuse, molto soft per la verità essendo l'intero parlamento schierato a favore dei raid, di chi crede che l'obiettivo ultimo dell'operazione sia un cambio di regime e non la tutela della popolazione civile. «La cosa essenziale – ha detto il responsabile del Foreign Office – è che la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite ci lascia margini ampi abbastanza per andare oltre la No Fly Zone per potere proteggere la popolazione libica minacciata da Gheddafi…Vorrei inoltre ricordare a chi teme le conseguenze dei tagli alla difesa imposti dalla politica di bilancio che ci sono tutte le risorse necessarie per operazioni del genere. Il Regno Unito resta la quarta maggiore potenza militare al mondo».
Le polemiche sono, come detto, poca cosa perché Londra s'è schierata compatta dietro le scelte del governo Cameron con poche voci fuori dal coro anche nei commenti dei domenicali, palestra importante per orientare gli umori del pubblico.

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