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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 14:49.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama interviene sulla Libia. Dice che a Gheddafi «è stato dato un ampio avvertimento», andato però «inascoltato». «Abbiamo ragioni di credere che commetterà altre atrocità» ha detto il presidente alla Casa Bianca sulla situazione a Tripoli. Gheddafi «ha perso ogni legittimità» ed è responsabile di «brutale violenza nei confronti del suo stesso popolo» ha aggiunto Obama. Il presidente ha detto che gli Stati Uniti «non manderanno soldati sul territorio in Libia» e guideranno invece l'assistenza umanitaria». L'Italia intanto alza le misure di sicurezza dopo il via libera della comunità internazionale alla risoluzione dell'Onu contro Gheddafi e chiede alla Nato di attivare la «rete di protezione» contro le possibili ritorsioni del Colonnello. Perché, come dice il ministro della Difesa Ignazio La Russa, «noi siamo i più esposti». Il ministro degli Esteri Frattini ha aggiunto che la missione della no fly zone è impossibile senza l'Italia.
Stati Uniti: cessate il fuoco non negoziabile
Il cambiamento insomma «non può essere imposto dagli Stati Uniti, o da altre potenze straniere, ma deve venire dalle aspirazioni dei popoli». Gli Stati Uniti «sono pronti ad agire in Libia» e il cessate il fuoco imposto a Gheddafi «non è negoziabile». Lo ha detto oggi il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che ha precisato l'intenzione del suo paese di non inviare truppe di terra in Libia. «Abbiamo dato ogni segnale possibile a Gheddafi di fermare la repressione - ha detto Obama - e siamo pronti ad agire perché riteniamo che se lasciato fare, Gheddafi potrebbe uccidere la sua stessa gente. Il cessate il fuoco deve essere immediato».
Londra e Parigi pronti a colpire
È la promessa di Sarkozy e Cameron, capi della coalizione di «volenterosi» che con gli Stati Uniti ed alcuni paesi arabi si prepara ad agire in Libia ancora prima che la Nato abbia concluso il suo processo decisionale. I preparativi vanno avanti nonostante l'improvviso cessate il fuoco dichiarato da Tripoli, considerato «un bluff» da Bengasi e un atto tardivo nelle capitali europee. «L'immobilismo ha troppo spesso condannato i popoli all'ingiustizia» ha tuonato il presidente francese, che domani a Parigi ospiterà il supervertice della Ue con l'Unione africana, la Lega Araba e la partecipazione del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon. Sarà un altro passaggio della guerra diplomatica scatenata già da settimane dall'Occidente.
Ma per Sarkò sarà anche un modo per ribadire l'opposizione di Parigi ad un intervento targato solo Nato, intervento a della dell'Eliseo che darebbe un pessimo «segnale ai Paesi arabi». Sotto il cappello Nato o della coalizione, un'azione armata è pronta a scattare. La morsa su Gheddafi si sta stringendo. La risoluzione 1973 approvata giovedì sera dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu non solo ha dato il via libera ai militari, ma ha anche permesso di bloccare da subito i voli commerciali da e per la Libia, poi ha consentito di inasprire le sanzioni economiche. Ora sono bloccate anche le attività finanziarie della compagnia petrolifera libica, come già venerdì scorso chiedeva il premier britannico dopo il summit Ue. Niente petrolio per Cina, Brasile e India, come sperava il colonnello per continuare a finanziarsi e pagare i suoi mercenari.
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