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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 07:53.
I raid aerei alleati tornano a colpire per il terzo giorno consecutivo Tripoli e non risparmiano il cuore del regime libico, la cittadella fortificata di Bab-al-Azizia, a sud della capitale, dove un edificio-bunker adibito probabilmente a quartier generale delle forze del raìs è stato distrutto secondo fonti di stampa britanniche da un missile da crociera Tomahawk lanciato da un sottomarino della Royal Navy su coordinate fornite dalle forze speciali di Londra infiltrate anche nella capitale. Le autorità libiche hanno mostrato ad alcuni giornalisti occidentali l'edificio distrutto che secondo il regime avrebbe ospitato solo uffici posti a poca distanza da abitazioni civili.
L'Africa Command, il comando militare Usa delle operazioni in Libia, ha ammesso che un cacciabombardiere F-15E Eagle con due uomini di equipaggio è precipitato in Libia durante un raid la scorsa notte, aggiungendo che l'equipaggio è sopravissuto: uno dei due è salvo mentre il secondo «è in corso di salvataggio». Il portavoce dei militari, Vince Crawley, ha detto che si è trattato di un'avaria tecnica e non di fuoco ostile.
Un ufficiale del Pentagono ha reso noto però che l'efficacia del bombardamento del bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli resta ancora poco chiara e l'ammiraglio William Gortney ha precisato che il Colonnello «non è nella lista dei bersagli della coalizione» pur non escludendo che possa venire colpito «a nostra insaputa». Anche il capo di stato maggiore britannico, sir David Richards, ha negato che l'uccisione di Gheddafi sia un obiettivo della coalizione perché la risoluzione dell'Onu «non lo consentirebbe». Fonti governative hanno successivamente riferito alla Bbc che il raìs rappresenta un obiettivo legittimo delle operazioni «ma solo nella misura in cui rappresenta una minaccia per la popolazione».
Gli uomini chiave del regime sono invece sicuramente nel mirino degli insorti che attraverso il sito al-Manara hanno annunciato la morte di uno dei figli di Gheddafi, Khamis, ucciso in seguito alle ferite riportate in un attacco suicida effettuato da un jet libico pilotato da un ufficiale passato dalla parte dei ribelli. Mohammed Mukhtar, questo il nome del pilota che doveva compiere una missione di bombardamento su Ajdabiya, si sarebbe volutamente schiantato con il suo jet contro la caserma di Bab al-Azizia. La notizia che non ha trovato conferme da fonti della coalizione ed è stata seccamente smentita come «senza senso» del governo libico.
Del resto alla "guerra dell'informazione" che da un mese oppone ribelli a governativi si è aggiunta la potente macchina delle operazioni psicologiche statunitensi che diffondono sui canali televisivi e radiofonici inviti alla diserzione e a liberarsi del regime rivolti ai militari del raìs. Protagonisti di questa guerra dell'etere sono gli aerei EC-130 "Commando Solo" del comando forze speciali rischierati dalla Pennsylvania sulla base siciliana di Sigonella.
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