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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 07:53.

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Khamis Gheddafi, sesto figlio del Colonnello, è alla testa della 32a Brigata, unità d'élite impegnata nei giorni scorsi nell'offensiva verso Bengasi, respinta nelle ultime 48 ore grazie alle incursioni condotte soprattutto dai jet francesi (55 missioni effettuate da sabato) sulle colonne blindate e sui convogli logistici. La situazione militare sul fronte della Cirenaica sembra confusa. I ribelli hanno annunciato di aver ripreso Ajdabiya anche se nella città rimangono sacche di resistenza governative. Unità fedeli al raìs sono però ancora schierate in prossimità di Bengasi e sulla strada del deserto che da Ajdabiya conduce a Tobruk. Proprio in questa zona sarebbero concentrate molte missioni aeree della coalizione che vedono l'impiego anche dei Tornado Ecr italiani dotati di missili antiradar Harm. Le batterie missilistiche antiaeree fisse sono state spazzate via insieme alle basi radar nei primi due giorni da incursioni, come conferma anche il numero limitato di missili aria-terra esplosi ieri a Tripoli, Sirte e Sabah dai jet alleati «passati ora alla fase di pattugliamento» dei cieli libici come ha dichiarato ieri il portavoce del comando statunitense, Vince Crawley.

A protezione delle colonne militari governative sono rimaste però alcune batterie mobili di missili Sa-6 russi e Crotale francesi. Per questo i cacciabombardieri alleati che gestiscono la no-fly zone sono accompagnati dai Tornado italiani (almeno sei quelli impegnati ieri insieme a caccia F-16 e Typhoon), pronti a individuare e colpire le batterie libiche che per lanciare i missili devono accendere i radar di guida. Nelle ultime ore sono entrati in azione, ma pare solo con voli di sorveglianza, anche i jet F-18 spagnoli, gli F-16 belgi e danesi mentre quelli norvegesi hanno raggiunto Suda Bay, base statunitense sull'isola di Creta.

Il settore più difficile per gli insorti resta quello occidentale dove le città di Misurata e Zintan sono sottoposte a pesanti offensive governative. A Misurata fonti locali hanno riferito alla Reuters che le forze fedeli a Gheddafi hanno sparato sulla folla disarmata anche con cecchini e armi pesanti provocando almeno 40 morti e 300 feriti. E un portavoce ha detto che la terza città della Libia sarebbe stata «liberata» Gli insorti accusano i governativi di utilizzare i civili come scudi umani. Notizie difficili da verificare ma pare evidente che, dopo la distruzione delle colonne sorprese in campo aperto, le truppe di Tripoli puntano a concentrarsi nelle aree urbane dove i raid aerei della coalizione sono inibiti dal rischio di colpire la popolazione.

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