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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 08:45.
FUKUSHIMA - A Sanremo non se ne saranno mai accorti, ma sul piano dell'immagine c'è una città che da tempo era impegnata a fare concorrenza alla Riviera sullo stesso terreno. "Benvenuti a Fukushima, città dei fiori": è l'insegna che campeggia su un enorme quadrato inclinato, istoriato con una composizione floreale, che fa da orologio davanti alla stazione, punto nevralgico di ogni centro abitato giapponese. A fianco, dalla statua di un pianista che suona esce all'improvviso una melodia che pare una allegra marcetta da banda: è il monumento, bronzeo e al tempo stesso sonoro, al compositore locale Yuji Koseki. A poco a poco l'animazione cresce. Il 70% delle persone che camminano porta la mascherina sulla bocca, ma non sembra crederci troppo: i fumatori se la tolgono per darsi al loro vizio, negli spazi all'aperto provvisti di portacenere.
La città-capoluogo di provincia sta a 60 km dall'impianto nucleare della Tepco _ dentro la zona di 80 km considerata problematica dal governo americano _ e per fortuna è lontana dal mare. Nelle statistiche ufficiali , gli abitanti sono circa 290 mila: nell'ultima settimana c'è chi se n'è andato, ma anche chi è arrivato (gli sfollati dalle zone più vicine al mostro). Non ci sono segni evidenti del terremoto in centro, se non il fatto triste che sui binari dello Shinkansen non passa mai un treno: la direttrice Tokyo_Aomori è ancora interrotta. L'attività è certamente ridotta rispetto alla normalità, ma non è ferma.
Eppure Fukushima City si è svegliata stamattina con due notizie inquietanti. Una è che il livello di radioattività nell'aria sta salendo rapidamente e in città ha raggiunto i 6,44 microsievert all'ora, contro gli zero virgola qualcosa di Tokyo; nelle zone vicine alla centrale i livelli sono aumentati a 110 e in un caso a oltre 300, ossia migliaia e migliaia di volte la normalità. La seconda notizia è che nella centrale nucleare le cose non vanno bene: altri fumi e vapori e altre notizie stop-and-go (miglioramenti presunti e nuove difficoltà). Non siamo ancora a un "rischio concreto e immediato" per la salute, sottolinea il governo, neanche in alcuni alimenti (latte fresco e alcune verdure) di cui comunque, per precauzione è stata vietata la commercializzazione. A Iidatemura, 25 km piu' in la, l'acqua non è più da considerare potabile per anormalità radioattiva: vi sono stati inviati camion con carichi di acqua imbottigliata.
"Andare via? In ogni caso non potrei, ho la madre anziana e non abbiamo auto", dice una signora giò attempata in bicicletta e maschirina, come se fosse scontato che non potrebbe ricevere aiuto da nessuno, neanche in casodi emergenza. Altri passanti, alla domanda se abbiano paura della radioattività, rispondono di sì, ma la loro mimica non lo conferma: sorge il dubbio che in parte sia una forma di cortesia, dal momento che è scontato ai loro occhi che lo straniero voglia che rispondano sì. Il latte non si trova più, ma al mercato della frutta e della verdura le "obasan" ,le signore di mezza età, soppesano come sempre con occhio esperto i prodotti alla ricerca della migliore qualità. Anche i vegetali a foglia larga, che continuano a esser serviti anche nei ristoranti. "Sono aumentati gli arrivi di daikon", conferma però un addetto riferendosi a un prodotto-simbolo del Giappone che sembra, al momento, meno esposto a rischi. La mattinata si conclude con le rilevazioni di radioattività nell'acqua del mare, mentre il portavoce del governo, Yukio Edano, dice che non è necessario estendere la zona di evacuazione oltre il raggio di 20 km dalla centrale e la fascia di rispetto di altri 10 km. Questa è la valutazione che conta, non quela più severa degli americani. Gli abitanti di Fukushima, nonostante tutto, non sembrano né più né meno preoccupati di quelli di Tokyo.
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