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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 10:19.

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SENDAI (Provincia di Miyagi) – Il cibo scarseggia in hotel ed è bene arrivare primi: "WE CAN SERVE BREAKFAST LIKE AS RICE BALL AND A MISO SOUP AND SO ON. IT BECOMES AS SOON AS IT DISAPPEARS". L'acqua calda e il riscaldamento latitano. "YOU CAN'T USE HOT WATER IN YOUT BATH ROOM BECAUSE THE CONDITIONS OF BOILER IS BAD". Le lenzuola di ricambio non ci sono e lavare quelle che ci sono è difficoltoso. "IT IS NOT POSSIBILE TO CLEAN YOUR ROOM EVERY DAY BECAUSE LINES ARE FEW". Ma a volte c'è una estrema risorsa per il bagno: "IF YOU WANT TO TAKE A BATH PLEASE USE OUR PUBLIC BATH BUT THE PUBLIC BATH CAN'T USE ONLY SHOWER".

L'inglese è supermaccheronico ma utile agli stranieri che arrivano in albergo nelle zone colpite da terremoto e tsunami. Nelle province di Ibaraki, Fukushima, Iwate e Miyagi molti hotel sono stati chiusi e i pochi restati aperti hanno affrontato le emergenze riscaldamento, acqua, elettricità, cibo cercando di limitare i disagi alla clientela. Qualche volta hanno chiesto di firmare una liberatoria a scanso di lamentele e richieste di risarcimenti, ma per il resto hanno fatto il possibile per limitare i disagi alla clientela, compresi ampi sforzi di traduzione in inglese per informare gli ospiti stranieri. Nell'hotel fuori Sendai dove ho passatol'ultima notte, le bottigliette di acqua minerale "Crystal Geyser" sono gratis: fuori non è semplice trovarle nelle macchinette distributrici spesso vuote, e poi , a poche decine di chilometri, c'è l'allarme radioattività sull'acqua del rubinetto.

Le informazioni in lingue diverse dal giapponese sono ampiamente accessibili, dalle hot line di consulenza alla lista degli ospedali con personale poliglotta, fino ai servizi cerca persone dei gestori telefonici e di Google. Polizia e molte organizzazioni governative hanno siti web in inglese. Le prefetture di Fukushima, Iwate, Tochigi, Ibaraki e Miyagi offrono servizi in altre lingue, a seconda della composizione prevalente degli stranieri sul loro territorio (dove ne vivevano circa 100mila): tagalog per i filippini, cinese, coreano, portoghese (per i Nikkei brasiliani), spagnolo. Le informazioni su come comportarsi nelle emergenze sono in oltre trenta lingue. Associazioni volontarie e scuole private di lingua offrono i loro servizi e inviano personale. E il governo fa varie conferenze stampa e briefings al giorno, in inglese. Morale: è legittimo il sospetto che non tutto sia stato detto su quanto accadeva alla centrale di Fukushima, ma nel complesso, nell'informazione a ogni livello verso gli stranieri, lo sforzo fatto in Giappone è stato rimarchevole. Non so quanto in altri paesi l'attenzione verso l'esterno e verso i nuovi cittadini immigrati si sarebbe spinta avanti, in un contesto di emergenza che suggerirebbe altre priorità.

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