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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 06:40.

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Il ministro della Giustizia Angelino AlfanoIl ministro della Giustizia Angelino Alfano

Silvio Berlusconi lo aveva assicurato. Sul delicato fronte giustizia, la maggioranza è determinata ad andare avanti senza indecisioni non solo sulla riforma costituzionale, ma anche su tutti i provvedimenti ordinari necessari a migliorare il funzionamento del sistema. A confermarlo è il doppio impegno sul processo breve, ribattezzato "prescrizione breve", dopo il contestato via libera di ieri da parte della commissione Giustizia della Camera, e sul "conflitto di attribuzioni" per il caso Ruby, su cui sempre ieri la giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ha ascoltato quattro costituzionalisti ed esprimerà oggi il proprio parere.

Il grande protagonista della giornata parlamentare è stato Maurizio Paniz (Pdl), relatore in commissione sulla prescrizione breve e in giunta per la questione del conflitto di attribuzioni. In base agli emendamenti di Paniz sul processo breve, votati dalla sola maggioranza e da Antonio Di Pietro (per lasciare agli atti il voto contrario dell'Idv) mentre Pd e Terzo polo hanno abbandonato per protesta la commissione, il provvedimento, che approderà in aula lunedì prossimo, non prevede più l'estinzione dei processi che durano oltre i limiti fissati, ci sarà solo una segnalazione sullo "sforamento" dei tempi al ministro della Giustizia e al pg della Cassazione. Viene così meno la ragione principale delle polemiche nate all'epoca dell'approvazione al Senato, ovvero la cancellazione, secondo le accuse di opposizioni e Anm, di centinaia di migliaia di processi. Lo scontro si è però spostato e radicalizzato ieri sull'articolo 4-bis, introdotto da un altro emendamento Paniz, che riduce i tempi di prescrizione per gli incensurati non ancora condannati con sentenza di primo grado: una norma ad personam, attaccano le opposizioni, per mettere Silvio Berlusconi al riparo dai processi nei quali è imputato.

«Non c'è nulla di "ad personam" in questo testo», spiega il relatore, smentendo le accuse che la cosiddetta prescrizione breve possa riguardare i procedimenti del premier, in particolare il processo Mills. «Non ci può essere una sola persona che pensi che da qui al febbraio 2012 il processo Mills arrivi a una sentenza di primo, secondo, o terzo grado. Mills si prescrive nella vigenza della normativa attuale», sottolinea Paniz, per il quale Berlusconi «verrà assolto, ma se anche ci fosse un'eventuale impugnazione, ad esempio contro una sentenza di assoluzione in primo grado non si arriverebbe mai a una sentenza definitiva» per quella data.

Quanto al conflitto di attribuzioni per il caso Ruby, su cui oggi la giunta per le autorizzazioni darà il proprio parere (non vincolante) su richiesta dell'ufficio di presidenza di Montecitorio, Paniz avverte che ribadirà la competenza del Tribunale dei ministri sul caso Ruby pronunciandosi a favore della richiesta di sollevare conflitto di attribuzioni contro i magistrati milanesi. L'opposizione, però, insorge. «Prescrizione breve: ecco la riforma epocale della giustizia targata destra», commentano i leader del partito democratico, da Bersani a D'Alema. Per Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd, «ancora una volta le esigenze del premier hanno prevalso su tutto il resto, con buona pace del confronto e dei tanto vantati toni dialoganti», ha ricordato Orlando. «Come è sempre accaduto in questi anni, alla fine hanno prevalso i falchi e non è stato possibile spostarsi dalle leggi ad personam».

La verità, attacca il capogruppo del Pd in commissione giustizia Donatella Ferranti, «è che la maggioranza sta approfittando del fatto che l'opinione pubblica è distratta dalle notizie sulla guerra per andare avanti con le norme sulla giustizia».
Per i centristi, che come Pd e Fli hanno abbandonato la commissione, «non serviva più a nulla dare il nostro contributo visto che non c'era più nulla da costruire». Ormai la parte del testo che interessava, gli fa eco Roberto Rao (Udc), e cioè la misura che riduce i tempi di prescrizione, era passata. Ma la battaglia, assicura Di Pietro, continuerà anche in aula.

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