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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 11:31.

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Maggioranza sotto sul resoconto della bagarre in aula ieri sul processo breve, il cui esame, al termine di una mattinata tesa, slitta a martedì su richiesta del Pdl, approvata poi a larga maggioranza dall'assemblea. Prima però dell'epilogo il centro-destra ha vissuto una mattinata difficile cominciata con una battuta d'arresto. A parità di voti, infatti, l'aula della Camera ha respinto in mattinata l'approvazione del processo verbale di ieri. A chiedere di metterlo in votazione era stata l'opposizione ritenendo che ci fossero degli omissis sulle frasi pronunciate ieri dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che, in aula, si era scagliato contro l'opposizione e soprattutto contro il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

La decisione di Fini e la "corsa" dei ministri
Proprio quest'ultimo ha deciso di mettere ai voti il resoconto di ieri annunciando poi all'assemblea l'esito della votazione che la maggioranza, viste le assenze tra i suoi banchi (per via anche della concomitanza con il Cdm convocato a palazzo Chigi) ha cercato di evitare. Ma alla fine è stata battuta. E a poco è servita poi la sospensione della riunione dei ministri sulla Libia per consentire la partecipazione ai lavori dell'assemblea perché la bagarre in aula è proseguita anche durante le operazioni di voto.

Il gesto di stizza del Guardasigilli
Tra i ministri che non hanno fatto in tempo a partecipare alla votazione sul processo verbale, che ha mandato sotto la maggioranza, c'era anche il guardasigilli Angelino Alfano. E il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, riferisce di un gesto di stizza del ministro contro le opposizioni: «Ha buttato la sua tessera di voto addosso a noi dell'Italia dei valori e il Pd, perché non ha alcun rispetto del parlamento. Nonostante - continua - Fini per molto tempo abbia tenuto aperta la seduta, visto che Alfano non è riuscito a votare ha fatto un gesto immorale, umiliante per il Parlamento, un gesto irresponsabile, illegittimo che qualifica questo ministro semplicemente come un portantino di Berlusconi». Ora la tessera di voto del guardasiglli è nelle mani di Di Pietro, che l'ha mostrata alle telecamere e la consegnerà al presidente della Camera.

Fini colpito da un giornale mentre lascia l'aula
Proprio Fini è stato raggiunto in aula da un giornale lanciato dai banchi del Pdl. Mentre stava abbandonando l'assemblea, dopo la bocciatura del processo verbale, il leader di Fli è stato colpito in pieno, riferiscono i presenti. Fini ha poi individuato l'autore del lancio, con il quale ha avuto uno scambio di battute. Dai banchi del Pdl in tanti gridavano a Fini «Dimissioni, dimissioni».

Argentin (Pd) accusa: io, disabile, offesa. Poi arrivano le scuse di Polledri e Napoli
La bagarre è poi di nuovo riesplosa dopo che il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, ha chiesto all'assistente della deputata del Pd, Ileana Argentin, disabile, di non applaudire. A quel punto è intervenuta la Argentin: «Voi sapete che non posso applaudire e che per farlo mi servono le mani di qualcun altro». Le sue parole hanno scatenato gli applausi dai banchi dell'opposizione. Dai banchi della Lega, invece, in un primo momento, si erano sentiti mugugni e l'invito di Massimo Polledri che si era unito alla protesta di Napoli. «Applauda con le sue mani». Fini però è intervenuto e ha spinto il leghista a scusarsi. Alla Argentin sono poi arrivate anche le scuse di Napoli. «Ti chiedo umilmente scusa», ha detto il deputato del Pdl alla collega, «non avevo mai guardato bene e non mi ero reso conto». Pronta la replica dell'Argentin con un sorriso: «Mi spieghi perché nessuno si è mai lamentato quando il mio assistente applaudiva per il mio partito e siete scattati quando è successo per Bocchino?», ha detto. Comunque, ha aggiunto, «finisce qui».

Pdl e Lega attaccano Fini
Ma non è l'unico episodio che ha contribuito a far salire la temperatura dello scontro in aula. Pdl e Lega sono infatti andato all'attacco del comportamento di Fini, che oggi ha presieduto l'aula in apertura di seduta. «Lui si è comportato scientificamente. Dovrebbe dare le dimissioni», tuona il vicepresidente del Pdl Napoli che aggiunge: «Quello che ieri ha sbagliato La Russa oggi ha sbagliato Fini. Anche il presidente dei deputati del Carroccio, Marco Reguzzoni, protesta: «mi ha tolto la parola - dice riferendosi a Fini - mentre stavo parlando, per due volte. Non ci ha fatto esprimere la nostra posizione. Ha tentato di accelerare al massimo» la votazione e ci sono stati ministri che non hanno potuto votare. Il processo verbale di ieri «non è stato approvato per parità di voti. È un fatto molto grave. Un atteggiamento fatto per bloccare la seduta, che fa il gioco di chi non vuole affronatre i temi di oggi». E ancora: «il presidente della Camera deve essere super partes».

Bersani: l'aula non può aspettare i comodi dei ministri
Intanto, dal centro-sinistra, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, attacca. «Nella mia pur non lunga vita parlamentare non ho mai visto una votazione così lunga. Il Parlamento non può aspettare i comodi dei ministri che arrivano a uno a uno a votare, lasciando il consiglio dei ministri. Non si azzardino a lamentarsi». Assenti anche nelle file del Pd. Il capogruppo dei democratici a Montecitorio, Dario Franceschini, ha parlato di «spettacolo indecoroso» alludendo ai ministri che «lasciano il Cdm, per votare il processo verbale».

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