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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2011 alle ore 09:20.

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Selibu HoldingSelibu Holding

TOKYO - Design di Kenzo Tange, quaranta piani, 700 camere, piscina all'ombra delle palme. Tutto è ormai pronto al Grand Prince Hotel Akasaka - ex simbolo della Tokyo da bere degli anni della bubble economy - per ospitare da sabato fino a 1.600 profughi provenienti per lo più dalla provincia di Fukushima. Tutto è quasi pronto nel senso che si sta smantellando quasi tutto: l'albergo ha chiuso il 31 marzo e sarà demolito a fine giugno.

Nel frattempo, la proprietà (Seibu Holdings) l'ha concesso in comodato per alleviare la situazione degli sfollati: non ci saranno servizi alberghieri ma i letti saranno lasciati, mentre il Comune pagherà il conto di luce e acqua per circa 200 milioni di yen. Alcune impiegate compilano con diligenza liste di persone in arrivo; decine di operai portano via quello che può essere riciclato altrove. Alla pareti non e` rimasto un solo quadro.

È una fine non gloriosa ma umanitaria per un hotel che - nato nel 1955 ma con l'annex di Tange aggiunto nel 1983 - ha ospitato le sontuose cerimonie di nozze di personaggi dello spettacolo, gli appuntamenti clandestini al suo megabar panoramico all'ultimo piano, le riunioni fumose di una delle correnti più potenti del partito liberaldemocratico (che aveva lì la sua sede). Il suo décor è diventato datato e la concorrenza delle grandi catene alberghiere internazionali che nell'ultimo decennio hanno invaso Tokyo ha decretato la sua fine anticipata. Un nuovo progetto di sviluppo immobiliare ne prenderà il posto.

I suoi saloni svuotati oggi appaiono tristi, ma per gli sfollati non sarà male trovare una sistemazione, sia pure temporanea, nel centro di Tokyo. Non saranno ammessi, però, i rifugiati che vengono dall'area più vicina alla centrale, ufficialmente perche` non si sa ancora quando potranno ritornare a casa loro. O forse perche` i ministeri e l`edificio in stile assiro-babilonese del Parlamento sono proprio lì a due passi.

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